ONDATE DI CALORE: LA MODA DEL RIFIUTO DELLA LOGICA E DELLA SCIENZA
ONDATE DI CALORE: LA MODA DEL RIFIUTO DELLA LOGICA E DELLA SCIENZA
La contestazione delle previsioni meteorologiche e delle analisi climatiche scorre sul web come un fiume in piena e ha, come tema indiscusso, le ondate di calore. Se si prevedono periodi caldi o eccessivamente caldi con il termometro che supera i 35 °C portandosi fino a 38-39 °C o raggiungendo i 40 °C – come per esempio è accaduto di recente a Firenze – si fa terrorismo.
Se invece si fa osservare che queste temperature non appartengono all'estate mediterranea perché si tratta di valori di svariati gradi oltre la media climatologica del periodo, allora si ripete come un mantra che è estate ed è normale che faccia caldo, portando a sostegno delle proprie dichiarazioni ritagli di giornale di anni passati, come quello di fine giugno 1982.
Diventa allora spesso difficile tentare di rompere delle catene che riescono a diffondersi solo perché la popolarità crescente di quell'affermazione, che aumenta a colpi di like e di condivisioni, è presa come metro per misurare l'autorevolezza di questa affermazione. Che cosa è un ritaglio di giornale in cui si afferma, per esempio, che il giorno X del mese Y dell'anno Z a Roma c'erano 40 °C?
Ammesso e non concesso che sia stata veramente quella la temperatura misurata – permettetemi il beneficio del dubbio perché conosciamo bene dove si prendono le temperature per fare notizia – quel dato si riferisce a un giorno o due. Un giorno o due su trenta. Che peso può avere su un bilancio climatico mensile?
Quando poi i climatologi si affannano a far capire che non si mettono in dubbio le ondate di caldo del passato – perché ci sono sempre state trovandosi l'Italia a una manciata di gradi di latitudine dal deserto sahariano – ma ci si concentra sul fatto che queste ondate di caldo sono diventate più lunghe, più intense e più frequenti perché sono le analisi statistiche dei dati misurati a dimostrarlo, allora la reazione che va per la maggiore è chiudersi a riccio restando fermi in convinzioni che sono fallaci sul piano logico e scientifico.
In questo comportamento si evidenzia un netto rifiuto di comprendere e di essere intenzionati a imparare semplici processi di ragionamento che in questo caso applichiamo alla scienza del clima.
Siamo di fronte – e qui scusatemi se sono franco – a una voragine culturale che fa paura. Vorrei dire che è una moda per illudermi che le mode passano e la scienza resta: temo invece che non sia così perché quel rifiuto di essere disponibili ad ascoltare è un muro di gomma dove tutto rimbalza e torna indietro. Si va avanti sperando allora di essere come l'acqua che goccia a goccia riesce a infiltrarsi nella roccia producendo crepe.
Bisogna alimentare per forza questa speranza perché, vedendo dove siamo arrivati, è davvero necessario ripartire da zero. Intanto, aspettiamo il resoconto del comportamento di giugno secondo le analisi dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del CNR di Bologna per continuare a informare.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera