ANCORA PERTURBAZIONI IN ARRIVO, MA UNA TREGUA SI PROFILA ALL’ORIZZONTE
ANCORA PERTURBAZIONI IN ARRIVO, MA UNA TREGUA SI PROFILA ALL’ORIZZONTE
Prima di proseguire l’analisi dello scenario meteorologico più probabile atteso per i prossimi giorni desidero proporvi una breve sintesi delle condizioni atmosferiche che si sono susseguite nell’ultima settimana, cioè dal momento in cui alle nostre latitudini si è andata costruendo una circolazione secondaria di bassa pressione che, rimanendo in comunicazione con quella principale presente in Oceano Atlantico, è stata continuamente alimentata da impulsi di aria fredda marittima di origine prima artica e poi polare con annesse perturbazioni a precedere le irruzioni. Ritengo importante sottolineare questo aspetto dal punto di vista sinottico perché credo che possa essere interessante fare osservare al lettore come, dopo un mese di novembre decisamente dominato dai campi di alta pressione e quindi trascorso con ben poche piogge salvo gli eventi puntuali di estrema intensità che a fine mese sono purtroppo degenerati in episodi alluvionali in Sardegna e in Calabria, la prima decade di dicembre abbia completamente ribaltato la situazione proponendo questa volta il dominio di una circolazione ciclonica (figura 1). Dal punto di vista tecnico, il disegno barico che si è andato costruendo proprio nell’ultima settimana ha delineato una configurazione detta a “omega rovesciata” perché la sua forma ricorda questa lettera greca, scritta però al rovescio. Si tratta di una struttura di blocco perché rimane quasi stazionaria per almeno 5-7 giorni e di conseguenza permette la persistenza dello stesso tipo di tempo sulle stesse aree. È facile immaginare questa figura barica come se fosse una buca all’interno della quale cadono, come se fossero delle biglie, le perturbazioni atlantiche. Non per niente, giunti al 9 dicembre, contiamo già il passaggio di tre perturbazioni e una quarta giungerà venerdì 11: l’elevata frequenza con cui stanno transitando per l’Italia i sistemi perturbati atlantici è proprio un indice della facilità con cui questi sistemi trovano la strada spianata per entrare alle nostre latitudini. A questa situazione si aggiunge poi la difficoltà che le perturbazioni stesse riscontrano nel risalire la buca e quindi il rallentamento della loro evoluzione verso levante che determina l’insistenza delle precipitazioni sulle stesse aree, specie se queste sono particolarmente esposte ai flussi che accompagnano i sistemi nuvolosi: basti per esempio pensare che in soli tre giorni nelle aree pedemontane del Friuli Venezia Giulia sono caduti tra i 300 e i 700 millimetri di pioggia (fonte OSMER) – equivalenti ad altrettanti litri d’acqua per metro quadrato di superficie – e che i centimetri su centimetri di neve che si sono sovrapposti di ora in ora sulle nostre Alpi hanno portato la cumulata a raggiungere altezze per lo più comprese tra i due e i quattro metri di manto bianco con picchi anche superiori, specie dove la temperatura per tutto il periodo non è mai salita al di sopra dello zero.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera