ECCO COME È CAMBIATA IN ITALIA LA DISTRIBUZIONE DEI MESI FREDDI E CALDI NEGLI ULTIMI CINQUANT'ANNI
ECCO COME È CAMBIATA IN ITALIA LA DISTRIBUZIONE DEI MESI FREDDI E CALDI NEGLI ULTIMI CINQUANT'ANNI
L'analisi climatologica di giugno 2025 ha consegnato agli annali un mese che in Italia è stato più caldo di 3.02 °C rispetto al clima del trentennio 1991-2020. Da quando sono disponibili i dati dell'ISAC-CNR e tenendo conto della climatologia appena menzionata, si è trattato del quarto caso in cui uno scarto dalla media ha superato i 3 °C di anomalia positiva: in precedenza, era accaduto nell'ottobre 2023 con +3.15 °C, nel febbraio 2024 con +3.09 °C e poi nel giugno 2003 con +3.46 °C. Se poi abbassiamo la soglia a +2 °C, si scopre che il numero dei mesi caratterizzati da un'anomalia uguale o superiore a questo valore è aumentato sensibilmente nell'ultimo decennio, con diciassette mesi tra il 2014 e giugno 2025 rispetto agli appena nove che si sono verificati negli oltre vent'anni compresi tra il 1987 e il 2011.
Può essere utile ora visualizzare questi dati andando a riportare su un grafico i mesi caldi e freddi degli ultimi cinquant'anni. Fissando proprio a 2 °C la soglia di anomalia positiva e negativa rispettivamente per i primi e i secondi, possiamo così osservare come nel corso degli ultimi cinque decenni sia cambiata la loro frequenza. Risulta evidente come tra il mese di marzo 1971 e il gennaio 1985 siano stati ricorrenti i mesi più freddi della media di almeno 2 °C e come, nel medesimo periodo, non si sia verificato nessun mese con anomalia opposta.
Tra il febbraio 1986 e l'aprile 1997 il numero dei mesi più freddi di almeno 2 °C è diminuito, mentre sono comparsi i primi due mesi con scarto positivo uguale o superiore a questa soglia: si è trattato del settembre 1987 e del febbraio 1990 che chiusero rispettivamente il loro bilancio a +2.29 °C e a +2.19 °C dal clima 1991-2020. Negli Anni Duemila i mesi più freddi del normale di almeno 2 °C sono invece scomparsi: l'ultimo caso, infatti, risale al gennaio 2017 con un'anomalia di -2.11 °C. Al contrario, sono aumentati i casi con scarto opposto, fino a osservare un loro addensamento – e quindi un aumento della loro frequenza – a partire dal gennaio 2022: in pratica, negli ultimi tre anni e mezzo i mesi con anomalia positiva di temperatura uguale o superiore ai 2 °C sono stati addirittura dieci.
In parole semplici, possiamo affermare che l'evoluzione temporale dei mesi caldi è stata opposta rispetto ai mesi freddi: mentre questi ultimi, dapprima frequenti, sono diventati via via più rari fino a scomparire nel precedente decennio, quelli caldi erano dapprima assenti, poi sono diventati rari e ora stanno diventando più frequenti. Per quanto sia questa una conclusione che tiene conto soprattutto dell'ultimo decennio, è indicativa della tendenza a cui stiamo andando incontro perché fin tanto la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera – cioè la forzante che è in prima linea implicata nel riscaldamento globale – continua ad aumentare con tassi di crescita record, non c'è motivo di pensare a un cambiamento di rotta: d'altro canto, il Mediterraneo è un hotspot climatico e i dati lo stanno dimostrando.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera