AI MARGINI DELL’ARIA POLARE MARITTIMA MA… È TORNATO L’INVERNO
AI MARGINI DELL’ARIA POLARE MARITTIMA MA… È TORNATO L’INVERNO
L’immagine da satellite di questo pomeriggio mostra, in azione sull’Italia, la perturbazione che ha avuto il merito di rompere l’egemonia anticiclonica e di fare iniziare, per il bacino centro-occidentale del Mediterraneo, una fase atmosferica più movimentata e consona al periodo (fig. 1). Avremo modo di continuare a raccontare e ad analizzare l’evoluzione nei prossimi interventi: per il momento, desidero concentrarmi sugli effetti di questo primo sistema perturbato che fino al tardo pomeriggio di oggi - sabato 23 - ha dispensato precipitazioni diffuse su buona parte del Nord e delle regioni centrali. I fenomeni, accentuati dallo sbarramento orografico, sono stati più intensi su tutto il comparto alpino e prealpino centro-orientale (per il Trentino mancano i dati per il plot), sul Levante Ligure e sulla Toscana settentrionale.
Abbondanti sono state le nevicate sulle Alpi, in genere a quote medie e solo occasionalmente fino a quote collinari per la persistente azione meridionale del flusso che ha continuato a trasportare aria mite in quota, mantenendo così piuttosto elevata l’altezza dello zero termico, specie in Appennino. L’irruzione di aria polare marittima, ben riconoscibile proprio sull’immagine satellitare da quel vasto ammasso di nubi “puntiformi” che assomiglia a un vero e proprio fiume in piena, non si estenderà con decisione verso levante e quindi non potrà determinare sulle nostre regioni un sensibile calo delle temperature. Perderemo certamente qualche grado rispetto ai valori raggiunti negli ultimi giorni, ma senza eccedere e al massimo avvicinandoci ai valori tipici di fine febbraio, soprattutto al Nord e sul versante occidentale. Su questo solco si muoverà anche la seconda irruzione, legata alla perturbazione che arriverà tra domenica e lunedì: la traiettoria del flusso nord atlantico preferirà di nuovo la strada occidentale che porterà così l’aria polare a entrare sull’entroterra nord africano, passando dalla penisola iberica.
Nei prossimi giorni, le precipitazioni continueranno quindi a cadere in un’atmosfera che manterrà condizioni termiche sostanzialmente di stampo primaverile e non invernale.Alla fine di febbraio, durante il passaggio di una normale perturbazione, dovrei infatti aspettarmi nevicate fino a fondovalle sulle Alpi e a quote collinari in Appennino. Non è il fenomeno «neve» a dirci se siamo o meno nella stagione invernale, ma è la quota alla quale essa cade. È normale, per esempio, che nevichi sulla Marmolada in agosto durante il passaggio della coda di un fronte freddo ma non per questo diciamo che lassù è arrivato l’inverno per qualche centimetro di candore che si deposita al suolo perché quello scenario rientra tra quelli che normalmente si possono verificare anche in estate a quelle quote: siamo a circa 3000 metri, non al livello del mare.
Il problema è che questo inverno fantasma, che sta per chiudersi dal punto di vista meteorologico, ha portato il nostro corpo a crogiolarsi in questo stato di mitezza infinita, inversioni termiche a parte: siamo talmente assuefatti a questa situazione da avere ormai completamente perso il contatto con la realtà, fino a percepire come «freddo» anche un timido rientro delle temperature nelle medie stagionali. Un ritorno nella norma che, tra l'altro, arriverà in questi giorni con il misurino e non sarà per tutti.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera