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La provincia di Bologna: un territorio a rischio trombe d'aria?

La provincia di Bologna: un territorio a rischio trombe d'aria?
 

Topografia a 500hPa del 12 Maggio 1995

Sulle cause che sono all'origine delle violente manifestazioni atmosferiche, di breve durata e molto localizzate nello spazio, non si hanno ancora certezze assolute, anche se è noto invece che la loro formazione richiede la presenza di elevata instabilità dell’aria, generalmente concomitante con attività temporalesca ed immediatamente conseguente a caduta di grandine. Nel contesto regionale complessivo il territorio bolognese presenta, rispetto agli altri, una maggiore vocazione per la formazione di questi fenomeni atmosferici. In base ai dati raccolti emerge con chiarezza come l’area di pianura del comparto centro-orientale dell’Emilia-Romagna costituisca un territorio frequentemente interessato da vortici atmosferici, spesso di notevole violenza. Nel suddetto comparto regionale assume però una posizione di rilievo la pianura bolognese; dai dati disponibili risulta infatti che, su 20 episodi attendibili accertati e verificatisi nel periodo considerato, ben sette hanno avuto origine in tale pianura, con una frequenza media di ricorrenza su base regionale del 35%. Per quanto detto, risulta allora evidente che, nel periodo considerato, più di 1/3 delle trombe d’aria occorse nel territorio regionale si sono originate e sviluppate nella pianura bolognese. Gli episodi, spesso di notevole intensità, hanno avuto come zona di formazione e di sviluppo il settore Nord-orientale del territorio provinciale, raggiungendo massima frequenza in prossimità del confine ferrarese, nel tratto che si estende dalla località di Molinella (BO) a quella di Portomaggiore (FE). La concentrazione di episodi in questo limitato settore della pianura bolognese, indica quest’area come quella soggetta, sotto questo particolare aspetto, al maggior grado di rischio meteorologico.

Perché le trombe d’aria prediligano, per il loro innesco, un territorio piuttosto di un altro, allo stato attuale non è francamente possibile stabilirlo; certo è invece che la loro formazione avviene esclusivamente in aree di pianura. Sulla base dei dati emersi da una breve indagine statistica, condotta con i dati sin qui acquisiti, si può aggiungere che, per quanto concerne la stagione e l’ora di formazione delle trombe d’aria, risulta prevalere nettamente il mese di Agosto seguito da quello di Maggio, mentre la ricorrenza giornaliera è massima in prossimità delle ore 15 locali. Al fine di aggiungere qualche interessante considerazione sullo stato del tempo meteorologico e sulle condizioni termodinamiche dell’atmosfera, responsabili di scenari favorevoli alla formazione del vortici, si considera l'episodio del 12 Maggio 1995. Dalle notizie comparse sulla stampa locale, si apprende che la tromba d’aria, di notevole violenza, si è abbattuta alle 15:30 locali di venerdì 12 Maggio, sull’abitato di Saletto, piccola frazione di Bentivoglio in provincia di Bologna.

Il fenomeno, verificatosi mentre un vero e proprio diluvio era in atto su una più vasta area circostante, comprendente le località di S. Giorgio di Piano, Funo, Argelato e Pieve di Cento, è durato pochi minuti, ma sufficienti per determinare ingenti danni su una striscia di terreno non più lunga di tre chilometri. Quindici case completamente scoperchiate, grossi alberi abbattuti, pesanti cassonetti sollevati e lanciati a notevole distanza. Centinaia di milioni i danni stimati, in una emergenza che ha impegnato i vigili del fuoco in ben 35 operazioni di pronto intervento. Fortunatamente nessun danno alle persone, ma
poteva andare molto peggio giacché la tromba d’aria è transitata a meno di un chilometro dalla A13; a quell’ora il traffico sull’autostrada Bologna-Padova era molto intenso, anche in considerazione della Fiera di Bologna. Quest’ultimo aspetto ripropone, come già in circostanze precedenti, il problema dei rischi meteorologici sulle grandi vie di comunicazione, ma l’argomento richiederebbe un capitolo a sé e richiamerebbe in causa necessariamente le attuali possibilità oggettive di prevedere in tempo utile tali accadimenti.

Volgendo l’attenzione allo scenario meteorologico che è stato all’origine di tanta violenza, si considera, da un lato, la situazione a grande scala che ha dato luogo a tempo molto perturbato su tutta l’Italia del Nord e, dall’altro, lo stato termodinamico dell’atmosfera in prossimità del sito interessato dal fenomeno. Per quanto concerne il primo aspetto risulta essersi trattato dell’azione esercitata da un ampio campo depressionario, con minimo chiuso posizionato fra il Golfo di Genova e il Golfo del Leone e presente a tutte le quote lungo un asse quasi perpendicolare. La presenza alle medie latitudini di una goccia di aria molto fredda, con una temperatura di -23°C al livello di 500 hPa, è stata all’origine di una significativa avvezione fredda in quota sull’Italia del Nord, causa di instabilità atmosferica. La situazione in atto alle ore 12 TMG del giorno 12 Maggio indicava pertanto la possibilità di tempo molto perturbato, con elevata probabilità di precipitazioni persistenti e intensa attività temporalesca in Valpadana.

Per quanto concerne invece lo stato dell’atmosfera su scala più prossima a quella locale, è interessante quanto indicato dal diagramma termodinamico realizzato con i dati del radiosondaggio eseguito a S. Pietro Capofiume alle ore 12 TMG del 12 Maggio. Il diagramma evidenzia una notevole predisposizione dell’atmosfera ad intense manifestazioni temporalesche (ampia area di instabilità, anche in presenza di sollevamento forzato, estesa fino al livello di 300 hPa) e un andamento dell’umidità lungo la verticale caratteristico delle situazioni favorevoli all’innesco di vortici atmosferici (elevato tasso di umidità nella medio-bassa Troposfera, con drastica caduta igrometrica per intrusione di aria secca nella medio-alta Troposfera, causata da quell’avvezione fredda indicata dalla topografia di 500 hPa precedentemente considerata).



Gli indici di Withing e SWEAT, utilizzati in ausilio alla previsione dei temporali e delle trombe d’aria, indicavano rispettivamente una elevata probabilità di temporali (K = 29.2) e una elevata predisposizione dell’atmosfera alla formazione di tempeste vorticose (SW = 241.2). Per l’indice SWEAT è evidente una maggiore ricorrenza di episodi in presenza di valori dell’indice compresi fra 100 e 300. Per quanto concerne l’indice di Withing è sufficiente aggiungere che con valori prossimi a 30 è molto elevata la probabilità di temporali, specialmente in un mese primaverile. Osservando i tre diagrammi che presentano, a distanza di 12 ore uno dall’altro, l’andamento dello stato termodinamico dell’atmosfera nel corso della giornata presa in considerazione, appare evidente il notevole incremento raggiunto dall’indice SWEAT in prossimità dell’ora in cui si è manifestato il vortice nella pianura bolognese.
 


Topografia a 500hPa del 12 Maggio 1995

Topografia a 850hPa del 12 Maggio 1995

Campo barico al suolo il 12 Maggio 1995

Topografia a 500 hPa (a tratteggio campo termico, a linea continua valori del geopotenziale)
del giorno 12.5.1995 ore 12 TMG.

Topografia a 850 hPa (a tratteggio campo termico, a linea continua valori del geopotenziale)
del giorno 12.5.1995 ore 12 TMG.

Campo barico a livello del suolo (le frecce indicano il vento vettore)
Giorno 12.5.1995 ore 12 TMG.

Radiosondaggio di Capofiume il 12 Maggio 1995 ore 00 TMG

Radiosondaggio di Capofiume il 12 Maggio 1995 ore 12 TMG

Radiosondaggio di Capofiume il 13 Maggio 1995 ore 00 TMG

S.P. Capofiume
Radiosondaggio del 12.5.1995 ore 00 TMG.
S.P. Capofiume
Radiosondaggio del 12.5.1995 ore 12 TMG.
S.P. Capofiume
Radiosondaggio del 13.5.1995 ore 00 TMG.


Tratto da un articolo di Gianfranco Simonini, AER, Maggio ‘95.

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