Una delle difficoltà che un modello di simulazione atmosferica si trova ad affrontare è stimare nuvolosità e precipitazioni, specialmente associate a fenomeni convettivi. Questi ultimi, in particolare, sono difficili da risolvere perché oltre ad essere caratterizzati da una complessa fenomenologia, si sviluppano in una scala spazio-temporale ridotta.Secondo Mark Z.Jacobson (Fundamentals of atmospheric modeling, Cambridge University Press) in generale per risoluzioni orizzontali maggiori di 4 km lo sviluppo delle nubi è un fenomeno di "sottogriglia", cioè di dimensioni inferiori a quella della griglia stessa e pertanto dev'essere parametrizzato.
In poche parole il modello non è in grado in sé di "risolvere" il problema (cioè tramite le sue equazioni di "base", o calcolo esplicito) e quindi si ricorre a "schemi" particolari che in qualche modo "guidano" il modello (sotto opportune condizioni) a seguire la "strada" giusta.
Per risoluzioni "intorno" ai 4 km la situazione sembra essere un po' in un limbo. Ad esempio lo studio "A Comparison of Cumulus Parameterization Scheme in the Wrf model", di Erin K. Gilliland, et al, Università del Nebraska) mostra come in situazioni ideali sembrano comportarsi bene sia la parametrizzazione (soprattutto con lo schema Kain-Fritsch (KF)) sia il calcolo esplicito. Invece nel caso reale descritto nello studio sembra sia meglio ancora parametrizzare (sempre con KF, il quale sembra comunque tendere a "esagerare" con la pioggia, rispetto ad altri schemi).
Da notare come sebbene lo schema KF sia stato testato efficacemente, al centro di calcolo e previsione NCEP è operativo un altro CPS (Cumulus Parameterization Scheme): il Betts-Miller-Janjic scheme (BMJ). Come vedete ce n'è di lavoro da fare...
E' fuori di dubbio comunque che in generale più la griglia è grossolana (risoluzioni numericamente maggiori) più diventa obbligatoria la parametrizzazione.