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Meraviglie della natura: Calamari giganti e Diatomee

Calamari giganti e diatomee (non in scala)Due meraviglie della natura, due meraviglie che vivono in acqua, da un gigante marino ad un minuscolo abitante acquatico. Ne parliamo qui, partendo da un nome astruso: Architeuthis princeps, in realtà meglio conosciuto come calamaro gigante.

Esso appartiene al gruppo più evoluto dei Molluschi, i Cefalopodi, così chiamati a causa dei tentacoli, che in questo animale arrivano a misurare anche fino a 12 metri di lunghezza, oltre i 5-6 metri del corpo.

Scoperto e descritto per la prima volta verso la metà del XIX secolo, si tratta di un animale in verità piuttosto raro, che vive a grandi profondità sia nell'oceano Atlantico che nel Pacifico.

Tante le leggende che possono essere attribuite ai Cefalopodi giganti: tra tutte possiamo ricordare quello famoso del romanzo di Jules Verne Ventimila leghe sotto i mari, legato all'apparizione di un gruppo di polpi enormi, simili appunto al calamaro gigante, che assalgono l'equipaggio del Nautilus.

Nel Mediterraneo è possibile invece trovare il calamaro comune (Loligo vulgaris), lungo fino a 1 metro e 20 centimetri tentacoli compresi, che vive nella zona litoranea sui fondali sabbiosi, e l'Ommastrephes bartramii, specie affine che supera il metro di lunghezza e vive in alto mare compiendo talvolta balzi spettacolari fuori dall'acqua.


Passiamo ora alle Diatomee o Bacillarioficee, che comprendono organismi unicellulari capaci di fotosintesi. Si tratta di alghe unicellulari non flagellate, comparse nel Cretaceo, circa 145 milioni di anni fa.

Rappresentano una delle più importanti classi di microalghe in ambiente marino e di acqua dolce. Sono formate da una parete cellulare impregnata di silice, che costituisce quello che viene chiamato "frustolo", ovvero un elemento formato da due metà che si incastrano come ilfondo e il coperchio di una scatola, con forme e disegni variabili.

Questa caratteristica fa si che tra le loro esigenze nutritive ci sia anche la silice in forma solubile. In certi ambienti la scarsità di questo elemento può essere addirittura determinante nel precludere l'insediamento di Diatomee o, quanto meno, nel regolarne la densità di popolazione.

Le Diatomee costituiscono la maggior parte del fito-plancton marino, alla base della catena alimentare.

Nel corso dei millenni i frustoli di questi organismi hanno formato enormi depositi sedimentari di diatomite (detta anche "farina fossile"). Poiché le varie specie vivono in ambienti con particolari condizioni di salinità, pressione e temperatura, le Diatomee fossili rivestono notevole interesse per risalire alle condizioni climatiche dei bacini in cui vivevano. Alle Diatomee anche il quarzo diffuso nel mare è indispensabile per costruire il sottile guscio con cui si ricoprono.