La lunga fase stabile ed eccessivamente mite è ormai agli sgoccioli. Già nella giornata odierna i primi avamposti del cambiamento della circolazione hanno avuto modo di lasciar intendere, con la formazione di prevalenti fenomeni di instabilità, che in quota il campo di pressione ha iniziato a indebolirsi. Questa tendenza all’indebolimento si concretizzerà ancor di più tra giovedì 22 e venerdì 23, quando un’ampia e profonda saccatura nord atlantica accompagnerà l’ingresso sul Mediterraneo centro-occidentale di una perturbazione e aprirà, per le nostre latitudini, un periodo piuttosto vivace ed irrequieto che ci accompagnerà in questi ultimi giorni dell’inverno meteorologico (fig. 1).
La forma del cavo d’onda, in approccio alle coste occidentali europee proprio nel pomeriggio di giovedì, ci offre uno spunto didattico per comprendere che cosa vuol dire quando i sistemi perturbati trovano anche una minima resistenza anticiclonica lungo il proprio cammino, prima di entrare sul Mediterraneo. Proprio a causa di questo ostacolo, nella prima fase di questo cambio di circolazione l’abbassamento di latitudine dell’intenso flusso perturbato atlantico non farà in tempo a spianare in modo deciso la strada all’ingresso della parte più attiva della perturbazione sulla penisola iberica.
Riuscirà nell’intento soltanto nel momento in cui l’asse della saccatura sarà ormai troppo vicino alla nostra penisola e quindi solo quando il fronte freddo sarà ormai in procinto di transitare senza essere preceduto da un attivo richiamo meridionale perché quest’ultimo si andrà costruendo in corso d’opera. Per comprendere ancora meglio questo particolare sinottico, può essere utile il confronto tra la configurazione che sperimenteremo tra giovedì e venerdì (22-23 febbraio) e quella che abbiamo invece vissuto durante il passaggio dell’ultima importante perturbazione, avvenuto a cavallo del 10 febbraio (fig. 2).
Pur restando nel complesso invariata la situazione a scala sinottica – perché in entrambi i casi si osserva comunque la presenza di una vasta circolazione ciclonica in azione sull’Europa occidentale – a far la differenza è sostanzialmente l’angolo di incidenza del sistema perturbato che, per portare i massimi effetti a partire dal Nord-Ovest, deve essere accompagnato da un sensibile calo della pressione atmosferica al suolo già sul Mare di Alboran.