Volge oggi al termine il primo mese dell’estate meteorologica e lo fa all’insegna di un’instabilità diffusa che sta interessando buona parte delle nostre regioni centro-settentrionali. Con luglio la bella stagione si incamminerà verso la maturità e quindi verso quel periodo che, statisticamente parlando, è il più caldo dell’anno. Proprio per questo motivo non sarebbe insolito andare incontro anche a ondate di calore che, se non diventano persistenti e non sono eccessivamente intense, rientrano tra gli scenari che possono capitare per circa 2-3 volte fino alla fine di agosto.
Non possiamo però sapere oggi se effettivamente l’evoluzione del tempo da qui ai prossimi due mesi procederà di pari passo con la statistica climatica: come sempre, ciò che possiamo fare è seguire la dinamica atmosferica passo dopo passo e quindi, per il momento, cercare di capire cosa potrebbe succedere fino alla fine della prima decade del nuovo mese che sta per iniziare. Dopo il passaggio dell’attuale saccatura nord atlantica, il flusso tenderà a disporsi da ovest sotto la spinta di una vasta a piuttosto profonda circolazione ciclonica che avrà il proprio centro motore nei pressi della penisola scandinava (fig. 1).
Tra lunedì 3 e giovedì 6 luglio le condizioni atmosferiche alle nostre latitudini non subiranno sostanziali variazioni e saranno quindi decise da questo disegno barico che andrà strutturandosi a scala sinottica. L’impostazione delle correnti sarà tale da determinare, probabilmente a più riprese, l’ingresso di aria umida e instabile soprattutto sulle regioni settentrionali. Il Nord Italia potrebbe così vedere il passaggio e lo sviluppo di rovesci e temporali sia sulla fascia alpina e prealpina, sia in Pianura Padana.
Sarà invece più marginale il coinvolgimento del Centro e ancor più del Sud, dove un campo di altezze di geopotenziale più elevato garantirà una maggiore stabilità atmosferica in un contesto termico che, su tutta la nostra penisola, vedrà valori in media o di qualche grado al di sotto. Tra il 7 e il 10 luglio potrebbe verificarsi un parziale cambiamento, indotto da un modestissimo avvallamento delle superfici isobariche in pieno Oceano Atlantico dove potrebbe scendere leggermente di latitudine la circolazione depressionaria legata al Ciclone d’Islanda.
Come ormai abbiamo imparato, la conseguenza di una dinamica simile è un rigonfiamento delle medesime superfici sull’area mediterranea con la risalita in quota del promontorio nord africano (fig. 2, a sinistra). Dando credito al segnale medio che emerge dall’approccio probabilistico, risulterebbero più direttamente coinvolte dalla parte più avanzata dell’espansione della figura subtropicale le nostre due Isole Maggiori che potrebbero infatti essere sormontate, a 850 hPa (circa 1500 metri), da isoterme con valori anche superiori ai 20 °C e decrescenti salendo di latitudine (fig. 2, in alto a destra).