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Scritto da Andrea Corigliano Mercoledì 12 Aprile 2023 12:00

DIDATTICA: COME ARRIVANO LE VERE PIOGGE AL NORD-OVEST

Situazione del 24 novembre 2016Più volte, negli interventi in cui analizzo l’evoluzione del tempo legata al passaggio di una perturbazione, in modo esplicito o tra le righe si legge la «disperazione» degli abitanti del Nord-Ovest che ormai da quasi due anni a questa parte hanno visto cadere dal cielo poca pioggia. Più volte è stato detto che il mancato o parziale coinvolgimento di questo angolo d’Italia nei fenomeni organizzati dei sistemi frontali dipende da una posizione ingombrante della fascia anticiclonica subtropicale che sottrae spazio allo sviluppo delle saccature che non riescono così ad allungarsi sufficientemente verso sud per andare a stimolare la risalita di aria calda e umida sotto forma di correnti di scirocco e indirizzarle verso il Piemonte, la Valle d’Aosta, il Ponente Ligure, la Lombardia occidentale e l’Emilia occidentale.

Sotto questo punto di vista stiamo attraversando certamente un periodo sfavorevole perché mancano le configurazioni capaci proprio di incentivare le precipitazioni copiose e organizzate su questo settore della nostra penisola. A tal proposito, per aiutare a capire che cosa dovrebbe succedere per avere precipitazioni degne di tale nome, vi presento in allegato la situazione che si è verificata per esempio il 26 novembre 2016. Anche agli occhi dell’utente meno esperto è chiaro come lo schema in quota (foto a sinistra) sia diverso da quello che stiamo sperimentando ormai da molto tempo: si nota infatti l’ingresso, da ovest, di una saccatura che richiama lungo il proprio fianco orientale correnti instabili dai quadranti meridionali.

L’avanzamento della conca di bassa pressione espone quindi in modo sempre più convinto il settore occidentale dell’Italia alle correnti di scirocco che, convergendo verso il minimo al suolo presente a cavallo della catena pirenaica (foto a destra), finiscono per subire il sollevamento forzato (stau) proprio sull’angolo nord-occidentale italiano, causando qui precipitazioni diffuse, continue e abbondanti.



La situazione a cui stiamo facendo riferimento in questo caso è particolare perché è stata quella che ha generato l’alluvione del Piemonte di fine novembre 2016. Con questo non si intende ovviamente affermare che per avere precipitazioni significative deve verificarsi un’alluvione, ma che il fattore più importante per far sì che i fenomeni si presentino organizzati è avere un flusso caldo e umido strutturato ed efficiente: l’unico modo per averlo è l’attivazione di correnti sciroccali che si carichino di umidità sorvolando il Mar Tirreno prima di incontrare, sul proprio cammino, il baluardo delle Alpi occidentali.

La particolarità dell’evento del novembre 2016 è risieduta nella persistenza delle piogge abbondanti, cadute sulla stessa area, per l’azione di blocco offerta dall’anticiclone presente tra la penisola balcanica e l’Europa orientale. In una dinamica atmosferica che offre invece una minore resistenza all’evoluzione verso est della saccatura in quota e del minimo al suolo, assistiamo semplicemente al passaggio di una perturbazione atlantica che entra dalla Spagna e che è così capace di dispensare millimetri su millimetri anche su aree dove ormai da troppo tempo piove poco e male. Spero che con questo intervento sia più chiara l’evoluzione che deve verificarsi per avere le vere piogge tra Piemonte, Lombardia e Ponente Ligure: invito ad osservare bene la posizione di quella «B» tra Francia e Spagna perché essa è l’artefice del carburante in risalita dall’entroterra libico e tunisino verso il Nord-Ovest. Dal punto di vista climatologico abbiamo ancora un mese e mezzo per vedere proposti questi scenari, perché per combattere la siccità c’è bisogno solo di questo tipo di evoluzione atmosferica.

Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!

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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera