Oggi, 22 marzo, è la giornata mondiale dell’acqua. A questa molecola formata da due atomi di idrogeno e una di ossigeno ci leghiamo in ogni momento della giornata, dalla mattina quando ci alziamo e andiamo sotto la doccia alla sera, quando prima di coricarci ci laviamo i denti. Conviviamo con un bene di cui forse non percepiamo il vero valore perché è a portata di mano: basta aprire un rubinetto per vedere scorrere questo fluido trasparente e allo stesso tempo non pensiamo che, una volta entrato nelle tubature dello scarico del lavandino, non torna più indietro e si spreca. Se non avessimo quel rubinetto e fossimo costretti a riempire le taniche da una fontana che si trova a cinque chilometri da casa nostra, probabilmente ci ridurremmo a contare le gocce di acqua da usare per ogni evenienza: è quindi la disponibilità che abbiamo di essa ad abbassare il valore che noi le diamo.
Eppure l’acqua non nasce dal nulla e non è un bene illimitato, come si potrebbe pensare proprio perché basta aprire quel rubinetto per vederla scorrere senza problemi per il tempo che vogliamo. Fin dalle elementari ci hanno insegnato che è il ciclo idrogeologico, uno dei cicli vitali della Terra, a dare forma alla circolazione dell’acqua tra le terre emerse, gli oceani e atmosfera. In particolare, chi segue la meteorologia un po’ più da vicino sa l’importanza che rivestono le nubi e le precipitazioni nel chiudere questo ciclo e nel far sì che sia il cielo a riempire i fiumi e i laghi, ad ammantare di bianco le montagne e a rimpinguare le falde nell’ultimo anello di questa catena così importante. E quindi a far sì che poi dal rubinetto quel fluido trasparente continui a uscire quando siamo sotto la doccia, quando laviamo i piatti o quando usiamo la lavatrice. Si sente dire spesso che il valore di una cosa lo si comprende quando quella cosa viene a mancare.
Non bisognerebbe però arrivare a questo stadio per capirlo, perché se ci arrivassimo da quel momento ci contenderemmo anche questo bene e saremmo uno contro l’altro. Proviamo però per un attimo a chiudere gli occhi e a pensare ad una mattina in cui, andando sotto la doccia, apriamo il rubinetto e non scende nulla. O magari pensiamo a dover fare la fila alle autobotti. Qualcuno lo sta già facendo al Nord-Ovest, dove nel 6.5% dei comuni lombardi e piemontesi l’acqua arriva sulle gomme perché su queste aree dell’Italia non piove ormai a dovere da troppi mesi. Certo, non c’è solo la siccità a essere l’unica causa della carenza di acqua: c’è anche il problema di un trasporto idrico che avviene per mezzo di una rete colabrodo, in cui si perde per strada una buona parte di questo bene così prezioso.