Più si cerca di conoscere nel dettaglio spazio-temporale l’evoluzione del tempo, più aumenta la probabilità che la previsione diventi imprecisa e che questa imprecisione si trasformi in un vero e proprio errore di analisi, anche grossolano. È una legge a cui non si sottrae nessuna previsione meteorologica, specie quando si vogliono conoscere per filo e per segno certi particolari anche con diversi giorni in anticipo, come per esempio la quota di una nevicata, i millimetri di pioggia che cadranno sul giardino di casa o la temperatura in un’ora stabilita di una giornata estremamente instabile.
Le possibilità di conoscere questi dettagli, che oggi sono molto richiesti e che proprio per questo vengono azzardatamente resi pubblici, ha minato la credibilità della scienza del tempo a tal punto che una buona parte dell’utenza ritiene la meteorologia di oggi peggiorata rispetto a quella di qualche decennio fa, quando l’informazione era divulgata dai grandi maestri che hanno avuto il grande merito di aver fatto conoscere la dinamica dell’atmosfera agli italiani grazie alla televisione. Ci troviamo in pratica in una situazione paradossale perché, per quanto sia oggi migliorata l’attendibilità delle previsioni a lungo termine – basti pensare per esempio alla tecnica «ensemble» che è stata sviluppata dai primi Anni Novanta – cercando il dettaglio sempre più spinto finiamo alla fine per lasciar intendere di essere tornati indietro perché superiamo quel limite oltre il quale l’approccio scientifico alla previsione del tempo diventa sempre più traballante.
I particolari di una previsione del tempo sono la ricerca continua di una linea di frontiera che divide tra loro due spazi: quello in cui cadono le affermazioni che possono essere divulgate perché poggiano su basi scientifiche sufficientemente solide e quello in cui cadono le affermazioni che si allontanano sempre di più da quella linea nel verso opposto e che nascono come frutto della fantasia di chi le elabora e poi le diffonde.