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Scritto da Andrea Corigliano Giovedì 09 Febbraio 2023 00:00

LA GRANDE BEFFA

Situazione attesa per metà febbraio 2023Fino a qualche decennio fa certe dinamiche atmosferiche erano consequenziali. Quando l’Italia rimaneva esposta a correnti molto fredde provenienti dall’est europeo che permettevano alla neve di cadere anche lungo le coste del versante adriatico e fino a quote basse o molto basse al Sud, era quasi scontato aspettarsi successivamente un cambio di circolazione che avrebbe acceso i riflettori sul Nord Italia. Le regioni settentrionali, da spettatrici, sarebbero così diventate presto le protagoniste di una nuova fase meteorologica di diversa natura, ma vestita sempre di bianco. Mentre infatti la neve cadeva altrove, in quel triangolo di terra tra le Alpi e l’Appennino quel freddo intenso cresceva e si depositava piano piano nei bassi strati per costruire quel robusto cuscinetto di aria gelida su cui l’arrivo di una nuova massa d’aria, umida e temperata, avrebbe poi permesso quelle «nevicate da addolcimento» che facevano parte della climatologia della Pianura Padana e del tratto di costa ligure tra Genova e Savona, dove la rabbiosa tramontana scura conferiva spesso alla neve caratteristiche di bufera.

Anche in questi giorni l’Italia è sotto il tiro di correnti fredde e anche in questi giorni le regioni settentrionali stanno guardando come siano il versante adriatico e il Sud ad essere maggiormente esposti alla fenomenologia a carattere freddo legata a questa irruzione che porta la neve a cadere, anche in questo caso, fino a bassa quota. A questa fase meteorologica non seguirà però quella dinamica che avrebbe potuto portare la neve a cadere anche su buona parte delle pianure del Nord.

Infatti, come abbiamo già accennato nella precedente analisi, il cambiamento di circolazione che sarà responsabile di un addolcimento termico si legherà all’espansione del promontorio subtropicale che prolungherà l’attuale stabilità atmosferica e che andrà ad assumere ancora una volta una posizione sfavorevole proprio per le regioni settentrionali. A partire dal fine settimana, il flusso mite in arrivo soprattutto alle quote superiori sostituirà velocemente l’aria fredda giunta in questi giorni, tanto da portare la temperatura a circa 1500 metri dagli attuali 8-10 °C sotto la media ai futuri 8-12 °C sopra la media entro la metà della settimana prossima.



Nei bassi strati l’aumento termico sarà più attenuato e la sua intensità dipenderà dalla formazione di eventuali inversioni termiche che potrebbero conservare per tempi un po’ più lunghi l’aria fredda a contatto con il suolo, mentre in quota sarà praticamente primavera. Possiamo quindi dire che oltre al danno, il Nord Italia subirà anche la beffa. Perché se è noto che la posizione ormai così frequente del campo anticiclonico sull’Europa occidentale è una configurazione che inasprisce le dannose condizioni di siccità, è anche vero che dopo aver portato a casa un’ondata di freddo tipica del nostro inverno si sarebbe potuto chiudere il cerchio con l’arrivo di una perturbazione atlantica. Al suo posto, invece, l’anticiclone in una forma e posizione ormai nota. Anche questi aspetti, legati alla dinamica meteorologica, sono dettagli che contribuiscono a comprendere gli effetti del cambiamento climatico che tende a manifestarsi anche cancellando evoluzioni del tempo che fino a qualche decennio fa erano considerate scontate perché sono state proprio quelle evoluzioni a costruire la climatologia di macroaree della nostra penisola, come la Pianura Padana.

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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera