Siamo alla vigilia di un cambiamento della circolazione atmosferica, portato dall’arrivo di aria molto fredda dall’est europeo che da domani causerà un marcato calo termico su tutta a penisola, a partire dal versante adriatico. Si tratta di una situazione meteorologica che dipenderà dall’espansione di un vasto campo anticiclonico che dalle isole Azzorre si spingerà fino alla Russia e in questo modo andrà ad isolare buona parte del nostro continente dall’intenso flusso perturbato atlantico che si limiterà invece a scorrere in pieno oceano, raggiungendo solo la penisola scandinava.
La situazione prevista per martedì 7 febbraio (fig. 1) mostra la vasta struttura di alta pressione porre i propri massimi al suolo, su valori di poco superiori ai 1040 hPa, tra la Germania e la Polonia e costruire più a sud un pendio barico ben strutturato lungo il quale scivolerà aria molto fredda di origine artico-continentale. Parte di questo flusso arriverà sulla penisola balcanica e da qui si muoverà alla volta dell’Italia, dove potrebbe insistere almeno fino a giovedì. Sottoposto infatti alla forza trainante dell’ampia circolazione ciclonica delle alte latitudini, tutto il sistema è destinato a evolvere verso levante e di conseguenza è credibile ritenere che nella seconda parte della prossima settimana l’irruzione vada gradualmente spegnendosi. Non sarà un’ondata di gelo, ma di freddo a tratti anche intenso che sarà ancora di più sentito per il marcato calo termico che avremo rispetto ad oggi, sabato 4 febbraio. La ventilazione nord-occidentale che si è innescata a seguito della rimonta anticiclonica sull’Europa occidentale ci sta infatti esponendo a una fase particolarmente mite a tutte le quote, per effetto soprattutto della compressione adiabatica e quindi del riscaldamento a cui va incontro il flusso dopo aver interagito con il baluardo alpino.
Dal confronto tra il campo termico atteso nel pomeriggio odierno e quello previsto per il pomeriggio martedì 7 a 850 hPa (fig. 2), si può osservare il cambio netto massa d’aria. Molto significativa, per esempio, sarà la diminuzione della temperatura sul Piemonte meridionale, dove a circa 1500 metri l’isoterma di +9 °C lascerà il posto all’isoterma di circa -8 °C, materializzando così un salto prossimo ai 17-18 °C in 72 ore: è questo certamente un caso limite di una situazione che vedrà comunque una diminuzione marcata e importante della temperatura su tutta la penisola, stimabile in quota in 10-15 °C nella stessa distanza temporale.Rispetto all’irruzione di aria fredda avuta a gennaio, di origine marittima, sarà più marcato anche il calo termico che si registrerà al suolo proprio per la diversa natura della massa d’aria che verrà a interessarci.
Prendendo come riferimento i cinque giorni compresi tra domenica 5 e giovedì 9 – periodo in cui l’aria artica dovrebbe far raggiungere al raffreddamento la massima intensità – si può stimare uno scarto negativo dalla climatologia del periodo per lo più compreso tra i 3 e i 6 °C. Si tratterebbe quindi di un’anomalia certamente significativa ed importante, ma non eccezionale e quindi tale da giustificare un'ondata di gelo, come suggerirebbe tra l’altro anche la previsione delle temperature massime secondo cui i valori dovrebbero essere compresi, in genere, tra 4 e 9 °C.
Un discorso a parte, invece, bisogna fare per le temperature minime perché in questo caso le gelate potrebbero essere intense e diffuse. Molto dipenderà, però, dallo stato del cielo e dalla ventilazione: in una nottata serena e con calma di vento l’evento diventa molto più probabile.