La severa ondata di caldo che ha iniziato a prendere forma intorno al 22 dicembre scorso e che ci ha traghettato nel nuovo anno ha raggiunto ormai il suo apice per intensità ed estensione. E così, dopo aver consegnato agli annali della climatologia una lunga lista di nuovi record di caldo registrati su gran parte degli stati europei, è destinata a spegnersi gradualmente sotto la spinta del flusso perturbato atlantico che nei prossimi giorni riuscirà a varcare la soglia delle coste occidentali del nostro continente per addentrarsi fin verso la Russia ed entrare qui in fase con una circolazione ciclonica di origine artica.
A partire dalle latitudini passanti per l’Europa centrale, ecco che inizierà tra domani (martedì 3) e dopodomani (mercoledì 4) l’attenuazione del campo anticiclonico di matrice nord africana e, di pari passo, anche dell’aberrante anomalia termica positiva che ne è conseguita. In questa prima fase il bacino del Mediterraneo e l’Italia resteranno ai margini di questo cambiamento e risentiranno quindi solo di modeste infiltrazioni di aria umida che avranno il merito di incrinare sempre più la stabilità della figura di alta pressione: in altre parole, queste funzioneranno come uno spillo che, tra mercoledì 4 e sabato 7 gennaio (fig. 1A e 1B), bucherà la campana anticiclonica per sgonfiarla lentamente e quindi per innescare, di pari passo, un calo dei geopotenziali in quota e un calo della pressione atmosferica nei bassi strati.
A seguito di questa parziale modifica dello stato della colonna troposferica, le condizioni del tempo sull’Italia non subiranno ancora sostanziali cambiamenti: sarà la variabilità a caratterizzare prevalentemente le nostre giornate soprattutto al Centro-Nord e sulla Sardegna dove non si esclude anche qualche isolato episodio piovoso, mentre al Sud e in Sicilia sarà ancora il soleggiamento ad avere la meglio. Un probabile ulteriore indebolimento del campo anticiclonico potrebbe manifestarsi all’inizio della prossima settimana, verso il 9-10 gennaio, quando il flusso perturbato atlantico potrebbe diventare più incisivo ed accompagnare il passaggio di una o più perturbazioni anche a latitudini più meridionali (fig. 1C).
Il segnale emergente dal sistema probabilistico depone abbastanza a favore per uno scenario di questo tipo, anche se ancora non sono chiare le dinamiche dell'evoluzione perché nel ventaglio delle soluzioni calcolate appaiono, al momento, tre ipotesi differenti: l’ingresso di modeste saccature in transito con flusso disposto da nord-ovest, l’isolamento di gocce fredde che si staccano dalla circolazione perturbata principale e, infine, lo scorrimento teso del flusso zonale con prevalente interessamento dei settori a cavallo dell’arco alpino. Vedremo quindi come i nuovi ricalcoli aggiusteranno questi scenari, fino a trovare la quadra con quello che diventerà il più probabile.