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Scritto da Andrea Corigliano Martedì 06 Dicembre 2022 20:00

LE INCERTEZZE SULLA DINAMICA DELL’IRRUZIONE FREDDA DELL’11-12 DICEMBRE VISTE NEL CONFRONTO TRA DUE DIVERSI MODELLI

Confronto tra due emissioni modellistiche ecmwf e gfsPer completare l’analisi pubblicata questa mattina, desidero darvi alcune delucidazioni sulle motivazioni espresse in relazione all’incertezza che caratterizza ancora la previsione sul raffreddamento previsto al seguito del passaggio perturbato dell’8-10 dicembre. Avevamo scritto così: «Trovandosi infatti l’Italia sul confine tra l’azione di due masse d’aria diverse, si può ben intuire come in queste circostanze lo scenario da valutare diventi un incastro tra numerosi fattori, i cui effetti dovranno essere previsti quasi con modalità certosina: la tempistica di evoluzione del minimo che si allontanerà e di quello in avvicinamento da ovest, l’intensità del richiamo delle due masse d’aria al confine delle due circolazioni opposte e, infine, la durata dell’irruzione da cui dipenderà quanta aria fredda potrà eventualmente entrare».

Un modo per visualizzare queste incertezze è prendere due scenari deterministici validi per lo stesso giorno e calcolati da due modelli diversi. Prendiamo, per esempio, i due più quotati: quello europeo utilizzato presso l’European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (ECMWF) e quello americano utilizzato presso il National Center for Environmental Prediction (NCEP). Siamo interessati a osservare le differenze sostanziali presenti nello scenario previsto per domenica 11 dicembre. Vediamo che cosa possiamo dire.



Secondo l’elaborazione dell’ECMWF (foto a sinistra), nel primo pomeriggio di domenica il centro di bassa pressione – qui stimato in un minimo di circa 995 hPa – si sarebbe spostato grosso modo sulla Romania e da questa posizione inizierebbe a sospingere aria fredda in direzione della penisola balcanica e del nostro versante adriatico settentrionale che sperimenterebbe, in tal caso, l’ingresso dei venti di bora. Sull’Italia il campo di pressione sarebbe grosso modo compreso tra 1000 e 1010 hPa, a definire il settore meridionale di una saccatura che avrebbe quasi del tutto completato il suo transito sulla nostra penisola.

Secondo l’elaborazione del NCEP (foto a destra), sempre nel primo pomeriggio di domenica il medesimo centro di bassa pressione – sempre stimato in un minimo di circa 995 hPa – sarebbe ancora in piena azione sull’Italia. Questo rallentamento evolutivo rispetto alla tabella di marcia del modello europeo comporterebbe invece l’ingresso dell’aria fredda dalla Valle del Rodano e dal Golfo del Leone e quindi un’azione più meridionale della saccatura che avrebbe così modo di spingersi anche verso le nostre regioni meridionali. Il campo barico sulla nostra penisola sarebbe ancora pienamente depressionario e le nostre regioni si troverebbero ancora al centro di un’attiva circolazione ciclonica.Questo per dire che, sebbene sia probabile in un modo o nell’altro l’ingresso di una parte della massa d’aria fredda, ci sono ancora incertezze su come questa dinamica potrebbe presentarsi.

Nell’analisi che vi ho proposto questa mattina ho sposato lo scenario dell’ECMWF perché è un modello che ha una migliore performance. Tuttavia, ciò non toglie che in situazioni particolari come queste, in cui l’arco alpino ricopre come sempre un ruolo importante nel complicare le dinamiche in cui sono coinvolte irruzioni di aria fredda, il confronto tra scenari diversi, elaborati da modelli diversi a cinque giorni di distanza dal possibile/probabile evento, possa essere un modo per aiutare il lettore a rendersi conto delle complessità che si nascondono dietro le quinte di una previsione meteorologica.

Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera