Si conferma la parentesi autunnale che interesserà l’Italia tra giovedì 3 e sabato 5 novembre. Si tratterebbe della seconda fase a tratti anche perturbata che segue in pratica quella di fine settembre e che potrebbe essere vista come una seconda «tempesta equinoziale» se volessimo ancora seguire le orme dei nostri padri della meteorologia quando tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre parlavano in questi termini per dire che ormai l’autunno era alle porte con il suo via vai di perturbazioni atlantiche.
Usare oggi quelle stesse parole è sicuramente un’esagerazione perché se abbiamo aspettato più di un mese per vedere il passaggio di una perturbazione degna di questo nome – e quindi più strutturata e organizzata attorno a un minimo depressionario – vuol dire che quel nastro perturbato non sta funzionando più come una trentina di anni fa. E allora non ci resta che cogliere l’attimo, sperando che questo strappo che segue quello di fine settembre sia il più produttivo possibile in termini di piogge in pianura e di nevicate sulle Alpi.
Una speranza che si affianca alla consapevolezza che l’affondo di una saccatura e la formazione di una circolazione ciclonica sui mari attorno all’Italia accentuerà sicuramente i contrasti con la massa d’aria preesistente e quindi potrà determinare la formazione anche di fenomeni intensi. Non è ormai una novità perché è questo il rovescio della medaglia. Allo stesso tempo, però, sappiamo anche che i contrasti termici costituiscono le fondamenta dei fenomeni atmosferici. Non sono quindi i contrasti l’anomalia, semmai la loro intensità nel momento in cui l’energia che è disponibile proviene da una lunga fase di immagazzinamento.