L’alluvione avvenuta purtroppo nelle Marche è solo l’ultima di una lunga serie di eventi estremi che possono verificarsi durante la stagione autunnale e che, in questo caso, si sviluppano da una tipologia di temporali tra i più temibili per la massa d’acqua che, in poco tempo, viene riversata al suolo su fasce di territorio abbastanza ristrette: il temporale «rigenerante».
Come suggerisce l’aggettivo che lo descrive, stiamo parlando di un fenomeno che non si esaurisce in breve tempo ma che invece si rigenera come se l’atmosfera avesse avviato una catena di montaggio che produce di continuo cumulonembi per inviarli in fase di maturità grosso modo sempre al di sopra delle stesse aree, sotto la guida del flusso in quota. Le precipitazioni, a prevalente carattere di nubifragio continuo, possono superare facilmente i 100 millimetri di cumulata in un’ora e raggiungere anche valori di 400-500 millimetri in sei ore.
Sarebbe un po’ come dire che la persistenza di un evento del genere potrebbe essere capace di riversare al suolo la pioggia che per esempio dovrebbe normalmente cadere a Palermo in quasi un anno. Le aree costiere sono di solito le più esposte a questo tipo di evento perché una buona parte dell’energia che alimenta il sistema temporalesco proviene dal mare che fornisce il carburante per mantenere attivo il suo sviluppo e quindi questa catena di montaggio.
Se la superficie marina è calda, proprio come succede alla fine della stagione estiva, aumenta la quantità di vapore acqueo che viene ceduto ai bassi strati dell’atmosfera. Se poi il flusso che scorre sul mare trasporta una massa d’aria molto mite proveniente dall’entroterra nord africano, diventa maggiore il contenuto di vapore acqueo che questa massa d’aria può ospitare e quindi aumenta, di pari passo, l’energia potenziale a disposizione della struttura sotto forma di calore latente di condensazione. In effetti, la formazione dei temporali rigeneranti avviene nel settore caldo di una perturbazione o di una circolazione a più grande scala che può durare anche per diverse ore, prima del passaggio del fronte freddo che rompe gli equilibri e libera l’area interessata dall’assedio temporalesco.