In quella famigerata estate del 2003 il grande caldo iniziò a interessare l’Europa centro-occidentale dai primi di maggio, si attenuò parzialmente a luglio e raggiunse l’apice della sua intensità ad agosto. Furono quattro mesi davvero difficili in cui, per la prima volta della storia climatica europea da quando sono iniziate le registrazioni regolari della temperatura, i cittadini dovettero sopportare una situazione meteorologica straordinaria, tanto che fu statisticamente dimostrato che una condizione di caldo anomalo così marcato e persistente avrebbe avuto tempi di ritorno pari a diversi migliaia di anni.
Diciannove anni più tardi, invece, sembra che la dinamica atmosferica abbia tutta l’intenzione di superare questo triste primato assoluto perché, già su base trimestrale, da un confronto tra il periodo maggio-luglio del 2003 con il medesimo di quest’anno il record è stato già abbondantemente superato, almeno per quando riguarda le anomalie della circolazione atmosferica. Il segnale medio dominante dell'atmosfera riferito a questi tre mesi (maggio, giugno e luglio) del 2003 e del 2022 è infatti quasi sovrapponibile (fig. 1) perché in entrambi i casi si nota la forma dell’ondulazione subtropicale continentale espandersi proprio verso il Mediterraneo centrale e l’Italia, a dimostrazione della persistenza di questo tipo di configurazione.
Quest’anno, però, il campo medio di geopotenziale a 500 hPa ha evidenziato molto chiaramente come l’elevazione del promontorio nord africano sia stata più pronunciata rispetto al 2003, tanto da determinare un’anomalia più marcata delle altezze di questa superficie isobarica (fig. 2): se diciannove anni fa il Centro-Nord vide sulla propria verticale il piano di 500 hPa alzarsi rispetto alla media di circa 40 metri, quest’anno sulla verticale della stessa area quel piano si è posizionato tra i 50 e i 60 metri oltre la media climatologica del trentennio 1991-2020.
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera