Nell’ultimo intervento ho parlato dell’avvio della terza ondata di caldo a partire da lunedì. Ad alcuni lettori questa «previsione» non è piaciuta perché al Nord-Ovest la soglia dei 35 °C è stata già superata, con picchi di 36-37 °C. Ho scritto però questa «previsione» perché, per semplificare, ho legato l’onda di calore all’evoluzione dell’avvezione dell’aria calda subtropicale trasportata dall’espansione del promontorio nord africano che, a partire dall’inizio della prossima settimana, interesserà più direttamente la nostra penisola. Per osservare questa evoluzione può essere utile, anche dal punto di vista visivo, guardare come si sposta la massa d’aria calda delimitata dall’isoterma di 20 °C a 850 hPa. D’altro canto, per parlare di «onda», si vede vedere una massa d’aria subtropicale che parte dalla sua area di origine, raggiunge il picco dell’intensità (la cresta dell’onda) e poi si allontana, proprio come accadrà all’inizio della prossima settimana anche se è ancora poco chiara la fase finale di questa dinamica.
Perché guardare proprio l’isoterma di 20 °C a 850 hPa? Per due motivi. Il primo: perché, a partire da questa temperatura, è altamente probabile che in modo piuttosto diffuso – cioè almeno su un terzo del territorio italiano – si raggiungano al suolo temperature massime uguali o superiori ai 35 °C. Il secondo: perché le nostre ondate di caldo provengono dal Nord Africa e l’isoterma di 20 °C a 850 hPa può arrivare solo dal deserto del Sahara, per cui quel valore soglia di temperatura a 1500 metri è a mio avviso un buon indicatore per poter parlare in questi termini. Credo che questo modo di semplificare possa essere utile ai fini previsionali.
Se invece vogliamo essere pignoli, dobbiamo dire che non esiste una definizione di onda di calore che sia univoca. In Europa, per esempio, abbiamo diverse definizioni. Secondo Meteo France, la definizione di onda di calore si applica quando le temperature massime sono superiori ai 30 °C. Secondo il servizio meteorologico britannico, le temperature devono superare la media climatologica di 4 °C. Nei Paesi Bassi si considera un’onda di calore un periodo lungo almeno cinque giorni consecutivi in cui si registra una temperatura minima non inferiore ai 25 °C, con temperature massime di almeno 30 °C per tre giorni consecutivi. Per tagliare la testa al toro, guardiamo la definizione di onda di calore data dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale, secondo cui si può parlare in questi termini quando si verificano «almeno sei giorni consecutivi in cui la temperatura massima è superiore al 90° percentile tenendo conto della climatologia dell’ultimo trentennio». Parlare di onda di calore presuppone quindi conoscere un po’ di statistica.