Abbiamo visto che l’onda di calore in procinto di terminare o di attenuarsi tra domani e lunedì e quella successiva in formazione nel corso della seconda parte della prossima settimana sono le conseguenze di una circolazione atmosferica che accompagna verso le nostre latitudini l’espansione del promontorio nord africano. È quindi lecito chiedersi, proprio come alcuni di voi hanno fatto, dove si trovi quella figura di alta pressione, nota come Anticiclone delle Azzorre, che abbiamo imparato a conoscere grazie al Generale Edmondo Bernacca, al Generale Andrea Baroni e a Guido Caroselli durante la seguitissima trasmissione “Che tempo fa” e che ha il merito di contenere, durante la stagione estiva, l’arrampicata del termometro verso temperature molto elevate e decisamente anomale per le nostre latitudini.
In questo articolo, rispondiamo a questa domanda. L’alta pressione delle Azzorre non è scomparsa ma, negli ultimi anni, ha osservato un cambiamento della sua forma a causa di una modifica, diventata ormai piuttosto ricorrente, della struttura portante delle correnti che si muovono all’interno della fascia latitudinale compresa tra i 40° e i 60° nord. Aiutiamoci con l’immagine allegata per comprendere meglio il concetto. Ciò che negli ultimi decenni si è osservato più spesso, rispetto al clima del trentennio 1961-1990, è una tendenza ad avere una maggiore ondulazione del nastro trasportatore oceanico che guida verso l’Europa le correnti occidentali: questa ondulazione, visualizzata con la linea nera tratteggiata nella figura a sinistra, va quindi a creare delle creste e dei cavi che diventano rispettivamente sede di campi anticiclonici e depressionari. Non si tratta a tutti gli effetti di un’anomalia della circolazione atmosferica perché grazie a queste ondulazioni avviene lo scambio di calore tra le alte e le basse latitudini, con l’aria calda che sale verso nord e quella fredda che scende verso sud: è quindi normale che il flusso occidentale alterni fasi di accelerazione a fasi di decelerazione, durante le quali la circolazione tende a impostarsi lungo i meridiani per favorire proprio questo scambio di calore.
La struttura della circolazione atmosferica appena descritta diventa invece un’anomalia quando questa ondulazione rallenta a tal punto la propria velocità di propagazione da bloccarsi, fermando così il tempo meteorologico nello stesso stato anche per più giorni: il recente blocco anticiclonico di quasi due settimane sull’Europa occidentale è solo l’ultimo esempio che possiamo citare. Come ormai abbiamo detto più volte, la formazione di queste ondulazioni e la loro evoluzione rallentata – fino ad avere condizioni di blocco – sono la conseguenza di un allentamento della tensione zonale, cioè della velocità del flusso che scorre da ovest verso est e che dipende dal gradiente termico tra le alte e le basse latitudini. Se in un pianeta mediamente più caldo le prime si sono riscaldate molto di più e patiscono quindi le conseguenze della cosiddetta “amplificazione artica”, questo gradiente di temperatura diminuisce e il flusso portante perde velocità, ondulandosi fino anche a fermarsi con maggiore frequenza rispetto al passato. In queste condizioni, ecco che l’Anticiclone delle Azzorre tende allora a raggiungere più frequentemente le alte latitudini e a lasciare al promontorio nord africano un maggior controllo dell’area europea occidentale o del Mediterraneo centrale.