Sull’Europa occidentale siamo appena usciti da una fase meteorologica molto stabile che è iniziata proprio con l’avvio della seconda decade di maggio. Osservando per esempio il radiosondaggio di San Pietro Capofiume, nel bolognese (fig. 1), si può notare come a partire dal giorno 11 sulla verticale delle nostre regioni settentrionali l’altezza a cui si è portato il geopotenziale a 500 hPa ha iniziato a superare i 5760 metri, cioè un valore che per le nostre latitudini è considerato estivo dal punto di vista climatologico. Questa situazione meteorologica è durata per ben tredici giorni consecutivi, fino al 23 maggio, quando la figura di alta pressione ha iniziato a indebolirsi sotto la spinta di aria più fresca di origine atlantica.
Se un istogramma a barre dell’altezza di geopotenziale a 500 hPa sulla verticale di una località ci dice ben poco sulla dinamica della circolazione che ci ha interessato, il suo andamento ondulatorio ci informa invece che abbiamo avuto tre pulsazioni anticicloniche e che quella tra il 18 e il 22 è stata la più intensa, con la superficie isobarica di 500 hPa che ha raggiunto le altezze più elevate, prossime ai 5900 metri. Tracciando a scala sinottica lo schema medio del medesimo campo atmosferico possiamo invece osservare la figura barica che ha caratterizzato le condizioni atmosferiche sul settore occidentale del nostro continente (fig. 2, a sinistra). Abbiamo così la conferma che per una dozzina di giorni siamo stati interessati da un anticiclone di blocco di matrice subtropicale continentale, con radice tra l’entroterra marocchino e quello algerino, che ha comportato pesanti anomalie della circolazione atmosferica sull’Europa occidentale.
Tra l’11 e il 22 maggio, tra i Pirenei e le Alpi occidentali il geopotenziale si è mediamente portato ad altezze di circa 150 metri superiori alla norma climatologica dell’ultimo trentennio 1991-2020 (fig. 2, in alto a destra): su queste aree è stata infatti particolarmente intensa e prolungata l’avvezione dell’aria subtropicale che in quota, sulla superficie di 850 hPa (circa 1500 metri), ha gonfiato la cupola anticiclonica portando isoterme che tra la Francia e la Spagna hanno raggiunto anomalie positive davvero significative, con scarti medi fino a 6-7 °C oltre le medie climatiche del periodo (fig. 2, in basso a destra).
La persistenza della stabilità atmosferica e del flusso meridionale, uniti ad una radiazione solare ormai molto generosa, hanno così infranto vecchi record di caldo nelle temperature sia minime, sia massime in Spagna, in Francia e in Germania. In Spagna i giorni del 20 e del 21 maggio sono entrati nella top ten dei giorni più caldi dal 1950 – anno in cui sono iniziate le rilevazioni – con una temperatura media giornaliera rispettivamente di 23.21 °C e 23.75 °C (fig. 3): il giorno 21 ha occupato il primo posto, il giorno 20 il quarto ed i restanti sette posti su otto sono tutti occupati da giorni di maggio che cadono negli Anni Duemila, a dimostrazione dell’aumento della frequenza di questi eventi nell’ultimo ventennio. In Francia, l’indicatore termico nazionale ha rilevato che la notte del 19 maggio è stata la più calda da quando si registrano i dati, con un valore medio di 16.50 °C che batte il precedente record di notte più calda, sempre a scala nazionale, risalente al 29 maggio 2017 con 16.06 °C: il nuovo record nazionale di quest’anno si è così verificato dieci giorni prima rispetto al precedente. Su scala nazionale, poi, si contano anche otto giorni consecutivi (da domenica 15 a domenica 22 maggio) con un indicatore termico della temperatura media giornaliera maggiore o uguale a 20 °C. Secondo Meteo France siamo di fronte ad una serie inedita almeno dal 1947 perché è stata superata di due giorni la precedente serie verificatasi sempre nel 2017, tra il 25 e il 30 maggio.
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Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera