Secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM), per poter parlare di clima di una città o di una regione è necessario raccogliere le osservazioni delle principali grandezze meteorologiche (temperatura, precipitazione, umidità, velocità e direzione del vento…) per un periodo lungo almeno 30 anni. Tenendo conto di questa regola, vogliamo oggi dare un’indicazione su come e su quanto è cambiato il clima dell’estate italiana dell’ultimo trentennio rispetto al precedente, cioè delle estati avute nel periodo 1991-2020 rispetto a quelle che si sono susseguite nel periodo 1961-1990: vediamo quindi, in pratica, come è cambiata l’estate italiana tra due generazioni consecutive.
Prendendo in esame i dati di archivio della NOAA, iniziamo da un’analisi del geopotenziale a 500 hPa (vedi figura, a sinistra) per osservare come questa superficie isobarica su tutto il continente europeo centro-occidentale si sia portata, nell’ultimo trentennio, ad una quota superiore di circa 20-30 metri rispetto alla quota media del trentennio precedente. Una tendenza, questa, che può essere spiegata solo considerando un aumento della temperatura media della colonna troposferica, come è ben dimostrato della nota equazione ipsometrica: se le superfici isobariche si “gonfiano” è perché al loro interno è presente aria calda. La variazione su base trentennale del campo di temperatura a 850 hPa segue infatti fedelmente il comportamento atteso in base all’equazione di cui sopra (vedi figura, a destra): si osserva così che tra i due trentenni di riferimento la temperatura a circa 1500 metri di quota sull’Europa mediterranea è aumentata in media tra 1.2 °C e 1.6 °C.
Non solo, dalla distribuzione areale dell’anomalia si nota piuttosto bene anche come la radice di questo scarto poggia sull’entroterra nord africano (freccia nera): è facile quindi immaginare quale possa essere stata la sorgente primaria che ha contribuito alla costruzione di questo cambiamento del campo termico. Per vedere invece come è cambiata l’anomalia della temperatura anche al suolo, prendiamo per esempio la famigerata estate del 2003 e calcoliamo qual è stato lo scarto termico registrato rispetto alla climatologia dei due trentenni di riferimento, aiutandoci con i dati provenienti dal prestigioso Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (ISAC) del CNR di Bologna.