La situazione atmosferica che va delineandosi tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio merita una breve analisi che va oltre l’interesse per la previsione meteorologica vera e propria attesa per quei giorni. Ci sono dinamiche, proprio come quella che ci attenderà tra San Silvestro e Capodanno, che invitano a una riflessione più ampia perché vanno a costruire anomalie aberranti nello schema della circolazione atmosferica che, in questo caso, riguarda proprio le nostre latitudini. Bisogna parlarne, anche se vi avevo detto che ci saremmo riletti con l’anno nuovo, perché ritengo che la situazione meriti un approfondimento.
Nell’ultimo articolo dedicato a questo tema, pubblicato il 22 dicembre, avevamo detto che le incertezze circa la formazione di un’ondulazione subtropicale in transito sul Mediterraneo centro-occidentale tra il 29-30 dicembre e il 4-5 gennaio si erano quasi del tutto dissipate nel momento in cui, a distanza di 24 ore, il ricalcolo dello stato futuro del tempo da parte del sistema probabilistico di ensemble del Global Forecast System (GFS) aveva nettamente avvalorato l’ipotesi circa l’avvio di una fase più o meno mite dando credito a un segnale dominante che è apparso piuttosto netto e chiaro. Aggiornamento dopo aggiornamento, si stanno adesso delineando meglio i contorni di questa fase atmosferica che ci traghetterà nel nuovo anno in compagnia di un promontorio subtropicale che avrà radice semicontinentale (perché passante per l’entroterra nord africano) e connotati in parte estivi perché il geopotenziale a 500 hPa che dà la forma al promontorio in quota e l’avvezione di aria eccezionalmente mite a 850 hPa lasciano proprio intendere che simili strutture bariche appartengono a uno schema sinottico davvero insolito per questo periodo dell’anno.
In particolare, vedere che per trovare la pressione atmosferica di 500 hPa bisogna salire oltre i 5760 metri (fig. 1 a sinistra) e che a 850 hPa la temperatura sarà superiore ai 12 °C sulla maggior parte delle nostre regioni proprio durante l’apice dell’espansione del promontorio (fig. 1, a destra), significa prendere atto che almeno in quota la struttura anticiclonica porta con sé caratteristiche di stampo prettamente estivo. A ricordarci che siamo però in inverno, o comunque nella stagione fredda, c’è invece il campo di pressione al livello del mare attraverso un’isobara serpeggiante attorno all’Italia di 1025 hPa che dà la forma a quello che, a tutti gli effetti, possiamo chiamare «anticiclone nord africano». I più attenti ricorderanno che in estate non ho mai chiamato questa figura barica con questo nome perché nella stagione calda l’entroterra sahariano ospita nei bassi strati una «depressione termica»: ecco, proprio perché in inverno il riscaldamento del suolo desertico non raggiunge livelli tali da innescare questo processo dinamico a causa della bassa incidenza della radiazione solare e delle limitate ore di luce, ci troviamo di fronte al caso in cui i moti di subsidenza e quindi di schiacciamento dall’alto verso il basso degli strati atmosferici che caratterizzano i campi anticiclonici causano anche al suolo un aumento dei valori di pressione.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera