Guardandole dal satellite con quel pennacchio bianco brillante assomigliano ai fumi emessi da una ciminiera. In realtà sono autentiche macchine termiche in cui l’atmosfera converte rapidamente in nubi temporalesche e in piogge a carattere di nubifragio l’aria calda e umida contenuta nei bassi strati. Il nome di questo fenomeno lascia ben intendere la dinamica che costituisce la sua colonna portante, perché se questa tipologia di temporali si chiama “autorigenerante” significa che all’interno di questa macchina si innesca un ciclo che si sostiene in modo autonomo e che può mantenere attivo, anche per diverse ore, il meccanismo di condensazione del vapore acqueo proveniente da un serbatoio come quello di una superficie marina che è capace di fornire sempre l’alimentazione in termini di umidità e di calore. Nel vertice della forma a V assunta dalla struttura (V-shaped) c’è l’innesco del sistema temporalesco quasi lineare e semistazionario che si sviluppa lungo il cono dove prendono posto gradualmente le celle più mature e quelle in via di dissipazione, pronte a lasciare il posto a quelle nuove che nel frattempo si formano sul vertice. In Liguria, dove la formazione di questi eventi dalle caratteristiche estreme non è raro soprattutto all’inizio dell’autunno, l’ultimo caso si è verificato il 4 ottobre 2021 a cavallo tra le province di Genova e Savona (fig. 1) e ha lasciato in eredità nuovi record di cumulata pluviometrica su tempi di 3, 6 e 12 ore: analizziamo allora la situazione meteorologica che ha causato il suo sviluppo e che è comunque comune a quasi tutti i casi di temporali autorigeneranti che si sono formati in terra di Liguria. Nella disposizione dei centri di alta e di bassa pressione a scala sinottica sullo scacchiere europeo e del vicino Oceano Atlantico, il giorno del 4 ottobre si notava l’espansione di una vasta saccatura verso le Isole Britanniche e le coste occidentali del nostro continente, alimentata da aria fredda di matrice artico-marittima (fig. 2A).
Con la propria coda il cavo dell’ondulazione riusciva a penetrare anche sul Mediterraneo occidentale dove, come indicato per esempio dalla linea nera tratteggiata, dava forma poco a sud del Golfo del Leone ad una spigolosa curvatura delle isoipse relative all’altezza di geopotenziale a 500 hPa. L’intera struttura ciclonica accompagnava il passaggio di una perturbazione atlantica, preceduta nel suo avanzamento da un richiamo di aria calda di matrice subtropicale continentale che confluiva in un vasto e forte anticiclone presente sulla Russia, responsabile tra l’altro di un parziale rallentamento dell’evoluzione di tutto il sistema perturbato verso levante. Da questa curvatura spigolosa presente alla mesoscala si impostava la dinamica atmosferica che ha generato il temporale autorigenerante. Osservando infatti un particolare nella disposizione delle isoipse (fig. 2B), paragonabili a veri e propri binari lungo i quali si muove il flusso in quota, si poteva notare come tra la Costa Azzurra e il Ponente Ligure si andava strutturando una divergenza del flusso sud-occidentale, ben evidenziata dall’allontanamento tra di loro delle isoipse di 5680 e di 5720 metri di altezza di geopotenziale. Divergenza in quota vuol dire che, alle altezze appena indicate, la massa d’aria fuoriusciva dalla colonna atmosferica sottostante proprio come l’acqua fuoriesce dai bordi di un bicchiere se noi soffiamo sul pelo della superficie del liquido in esso contenuto fino all’orlo. A quote più elevate questo meccanismo di fuoriuscita era incentivato anche dall’accelerazione della corrente a getto che, seguendo la forma della curvatura spigolosa presente anche a 300 hPa, riprendeva a correre a velocità sempre più sostenute lungo il ramo ascendente della saccatura (fig. 2C).
Oltre a questa dinamica descritta, di cui si mostra una sintesi schematica (fig. 4B), incentivavano la genesi temporalesca una variazione dell’intensità e della direzione del vento con la quota (sud-est al suolo e sud-ovest in quota) e indici temporaleschi favorevoli come l’energia potenziale disponibile per la convezione che in corso di evento raggiungeva picchi compresi tra 2600 e 2800 J/kg. Le piogge a carattere di nubifragio che si svilupparono nei cumulonembi si concentrarono tra il savonese orientale e il genovese occidentale e raggiunsero i picchi massimi di intensità, in genere compresi tra 60 mm/h e 90 mm/h, nelle ore del mattino, anche se le precipitazioni abbondanti hanno continuato a interessare fino al tardo pomeriggio in modo particolare l’alta Valle Stura, lungo il crinale appenninico: significativo a tal proposito l’istogramma pluviometrico di Rossiglione (fig. 5).
Osservando nel dettaglio i dati pluviometrici provenienti dalla rete di stazioni di monitoraggio di Arpa Liguria, sono tre in particolare le località che hanno registrato alcune cumulate straordinarie su diversi intervalli.
• A Urbe Vara Superiore (SV) registrati in 1 ora 178.2 mm di pioggia, a un passo dal record di 181.0 mm registrati a Vicomorasso (GE) durante l’alluvione del 4 novembre 2011.
• A Urbe Vara Superiore (SV) registrati in 3 ore 377.8 mm di pioggia: NUOVO RECORD che batte quello di Vicomorasso (GE), dove durante l’alluvione del 4 novembre 2011 caddero in 3 ore 336.6 mm.
• A Montenotte Inferiore (SV) registrati in 6 ore 496.0 mm di pioggia: NUOVO RECORD che batte quello di Brugnato (SP), dove durante l’alluvione del 25 ottobre 2011 caddero in 6 ore 472 mm.
• A Rossiglione (GE) registrati in 12 ore 740.6 mm di pioggia: NUOVO RECORD che batte quello di Brugnato (SP), dove durante l’alluvione del 25 ottobre 2011 caddero in 12 ore 511 mm.
• A Rossiglione (GE) registrati in 24 ore 883.8 mm di pioggia: il record appartiene alla stazione di Bolzaneto (GE) dove durante l’alluvione dell’8 ottobre 1970 caddero in 24 ore 948.4 mm.
Un ultimo appunto per invitare a una riflessione: sono stati registrati tre nuovi record di cumulata su tre intervalli diversi. I record battuti erano stati registrati appena dieci anni fa.
Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!
Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera