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Scritto da Andrea Corigliano Mercoledì 06 Gennaio 2021 00:00

ANCORA MALTEMPO NEL WEEK-END PER UNA PERTURBAZIONE IN FORMAZIONE SUL MEDITERRANEO OCCIDENTALE

Mappa satellitare del 5 Gennaio 2021Siamo ormai da tempo entrati in una circolazione ciclonica che dispensa precipitazioni sulla maggior parte delle nostre regioni e che risulta più attiva sui settori di ponente della nostra penisola, dove l’interazione tra il flusso portante e la morfologia del nostro territorio favorisce in modo particolare una certa continuità della fenomenologia. Almeno per tutta questa settimana non si intravedono grossi cambiamenti perché la nostra penisola continuerà ad essere attraversata da condizioni spesso instabili che tenderanno a divenire perturbate nel corso del prossimo fine settimana, quando dal Mediterraneo occidentale si avvicinerà all’Italia una perturbazione nuova di zecca.

Sarà infatti il settore del Mare di Alboran a dare alla luce il nuovo sistema frontale che con la sua spessa coltre nuvolosa e con le sue precipitazioni farà nuovamente peggiorare il tempo sul nostro territorio, con un coinvolgimento più diretto delle nostre regioni centrali dove ad oggi risulta più elevata la probabilità di avere precipitazioni. Per comprendere come avverrà la formazione di questa perturbazione dobbiamo aprire una finestra in Oceano Atlantico e considerare in parallelo anche l’evoluzione attuale sul nostro continente europeo. Il satellite, nostro fedele collaboratore, ci mostra infatti due circolazioni distinte che tra domani (mercoledì 6) e dopodomani (giovedì 7) interagiranno tra di loro per innescare il nuovo cambiamento del tempo che poi prenderà forma nel corso del fine settimana (figura 1).

Il flusso freddo di natura continentale, che ormai si è spinto fin quasi all’arcipelago delle Azzorre, aggancerà un flusso più temperato di natura marittima facente capo a una circolazione secondaria atlantica in movimento da nord-ovest verso sud-est. Dai contributi delle due circolazioni, una più fredda e una più temperata, si edificheranno le fondamenta sulle quali l’atmosfera costruirà il nuovo peggioramento semplicemente perché è dall’interazione tra masse d’aria dalle diverse caratteristiche fisiche che proviene l’energia che va poi ad alimentare i centri depressionari e i sistemi frontali che si costruiscono al loro interno. Da un punto di vista un po’ più tecnico, possiamo vedere la dinamica che porterà alla formazione della perturbazione se ci portiamo sul piano isobarico di 850 hPa, cioè a circa 1500 metri di quota, e osserviamo quello che succederà molto probabilmente tra giovedì 7 e sabato 9 gennaio con l’ausilio della modellistica numerica.

Come è illustrato nella seconda figura, entro giovedì le due circolazioni cicloniche si saranno unite in un unico centro depressionario (B) che presenterà una forma allungata disposta lungo un “asse di contrazione delle isoterme”, individuato dalla linea nera tratteggiata. Il nome di questo asse deriva dal fatto che proprio lungo questa linea si andranno ad addensare le isoterme per indicare che la massa d’aria più fredda e più densa presente a nord (colore verde) tenderà ad avvicinarsi molto alla massa d’aria più calda e meno densa presente a sud (colore arancione): per comprendere questa vicinanza, può essere utile per esempio notare che l’isoterma di 0 °C potrebbe scorrere grosso modo tra le Baleari e la Sardegna per raggiungere il confine tra Italia centrale e Italia meridionale ed essere parallela all’isoterma di 10 °C che potrebbe collocarsi sulle coste nord-africane. Se è vero che inizialmente queste due masse d’aria scorreranno parallelamente una all’altra, è anche vero che una tale situazione è favorevole a una frontogenesi, cioè alla formazione di un sistema frontale e quindi di una perturbazione.


Mappe previste per il 7 e il 9 Gennaio 2021
Per fare avvenire ciò ci vorrà una forzante, cioè uno stimolo per avviare il processo. Questo stimolo proverrà dal transito, in loco, del ramo ascendente dalla corrente a getto, un impetuoso fiume d’aria che scorrendo al di sopra di queste isoterme così vicine agirà come un aspirapolvere risucchiando l’aria dal basso che a sua volta tenderà a convergere al suolo verso un’area che vedrà così la formazione di un nuovo centro di bassa pressione. Le isoterme cominceranno allora a distorcersi verso il centro del minimo (figura 3): conseguentemente l’aria temperata tenderà a muoversi verso zone precedentemente occupate da aria fredda (avvezione calda = fronte caldo) e l’aria fredda tenderà a muoversi verso zone precedentemente occupate da aria calda (avvezione fredda = fronte freddo). Avviandosi così il meccanismo della bilancia – aria fredda scende e aria calda sale – la perturbazione avrà modo di svilupparsi e di accompagnarsi al vortice che la guiderà verso le nostre regioni.

In questa fase, come si potrà intuire, le nostre regioni meridionali e in modo minore quelle centrali si troveranno molto probabilmente nel settore in cui avverrà il trasporto dell’aria mite che comporterà inevitabilmente un aumento della temperatura che potrà essere anche sensibile, mentre al Nord il rialzo termico dovrebbe essere più contenuto e le temperature in quota rimanere comunque su valori negativi, seppur di pochi gradi. Prima di sciogliere la prognosi relativa alla localizzazione della fenomenologia (all’evento mancano infatti ancora 4-5 giorni), bisognerà aggiustare ancora la traiettoria del minimo perché da questo fattore dipenderà una maggiore o minore influenza delle regioni meridionali e di quelle settentrionali dove sono attesi in un certo qual modo fenomeni, ma trovandosi sul confine del raggio d’azione del sistema perturbato basteranno lievi oscillazioni del percorso della depressione per avere un coinvolgimento più o meno diretto. Per il Nord Italia, tra l’altro, la questione è particolarmente delicata perché ci sarebbero alcuni scenari secondo cui sarebbe possibile avere, proprio tra sabato 9 e domenica 10 gennaio, nevicate fino a quote molto basse o in pianura su alcune aree: entro venerdì 8, infatti, schiarite che potrebbero risultare a tratti anche ampie dovrebbero permettere un raffreddamento dei bassi strati in modo tale da ricostruire un modesto cuscinetto di aria fredda favorevole al mantenimento del fiocco di neve fino al suolo. Ne riparleremo nel prossimo aggiornamento.

Ricordo a tutti i nostri lettori che, su facebook, potete trovarmi anche alla pagina di Meteorologia Andrea Corigliano a questo link. Grazie e buona lettura!

Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera