La meteorologia è la scienza che studia le vicissitudini del tempo. Essa è essenzialmente una branca della fisica perché quei supercervelloni che chiamiamo “modelli numerici” sono composti da complesse equazioni che rimandano alla dinamica dei fluidi e alla termodinamica: nello specifico, la prima studia il moto delle masse d’aria e la seconda gli scambi di calore tra queste e l’ambiente che le circonda. La complessità di una previsione del tempo, che viene elaborata partendo dai valori delle grandezze atmosferiche calcolate proprio dai modelli risolvendo queste equazioni, è in parte legata anche alla morfologia del luogo in cui questa previsione viene elaborata. In un bacino come il Mar Mediterraneo, chiuso e circondato da catene montuose, la presenza di un rilievo modifica il moto e il comportamento di un volume d’aria che transita in quella parte di colonna atmosferica che si trova a contatto con i pendii del rilievo stesso. Un baluardo orografico, come possono essere Alpi e Appennini, è in grado per esempio di modificare la distribuzione delle precipitazioni, esaltandole o attenuandole a seconda di come il movimento della massa d’aria interagisce con la complessa catena montuosa: anche per questo motivo è davvero difficile, se non impossibile, avere in Italia il transito di una perturbazione che distribuisca in maniera omogenea e democratica le piogge da Nord a Sud.
Conoscere allora la geografia del nostro complesso territorio e in modo particolare la distribuzione dell’orografia non è quindi un bagaglio culturale fine a se stesso perché può essere un valido aiuto per capire la maggior parte delle dinamiche atmosferiche che interessano la nostra penisola. Recentemente le cronache ci hanno purtroppo riferito dell’alluvione che la colpito la Calabria orientale nella giornata di sabato 21 novembre. Come illustrato in figura, in cui è riportata qualitativamente la pioggia cumulata in 24 ore (fonte Protezione Civile Nazionale), la costa ionica della regione a nord di Crotone ha ricevuto in poche ore ingenti quantitativi di pioggia, con cumulate per lo più comprese tra i 300 e i 400 millimetri. Perché così tanta pioggia in un’area piuttosto ristretta di territorio? Quale fenomeno ha esaltato le precipitazioni? La risposta sta proprio nella geografia e nella disposizione del flusso che in quel giorno ha interessato il Sud Italia. Se ricorderete, eravamo interessati da una modesta ciclogenesi in movimento dal Mar Tirreno verso le coste orientali della Tunisia che, nel suo movimento, ha gradualmente intensificato sul proprio fianco destro correnti dai quadranti orientali in risalita dal Mare Ionio verso la costa calabrese. Aria umida e temperata si è cosi trovata a interagire con il settore settentrionale dell’Appennino calabrese e in particolare con l’Altopiano della Sila, creando i presupposti per avere la formazione di nubi e precipitazioni.
Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera