Si va ormai chiudendo la fase decisamente fresca e perturbata che ci ha interessato negli ultimi giorni. Al suo posto sta invece subentrando una breve fase più stabile che possiamo definire interciclonica dal momento che lascerà il posto a un nuovo e vistoso cambiamento del tempo, i cui avamposti inizieranno a manifestarsi giovedì 1° ottobre a partire dalle nostre regioni nord-occidentali.
I nuovi aggiornamenti dei modelli numerici continuano infatti a riproporre lo scenario che abbiamo commentato domenica, accompagnandolo a un’affidabilità complessivamente crescente che ormai ci permette di sciogliere la prognosi sul disegno barico previsto a scala sinottica e che allo stesso tempo ci invita a essere ancora un pizzico prudenti nei definire i dettagli sulle figure bariche che si sviluppano alla mesoscala perché da queste potrebbero dipendere alcune caratteristiche del tempo atteso sull’Italia.
Cerchiamo di capire il significato di quanto abbiamo appena scritto. I continui ricalcoli sul futuro stato del tempo ripropongono ormai da alcuni giorni la costruzione, da parte dell’atmosfera, di un vasto canale ciclonico che entro i primi giorni di ottobre si sarà esteso dalla Groenlandia al Mediterraneo occidentale e che sarà delimitato a sudovest dall’Anticiclone delle Azzorre e a nordest da un campo di alta pressione con massimi a nord della penisola scandinava.
La configurazione sarà quindi tale da favorire la discesa di aria fredda diretta verso l’entroterra algerino-marocchino e la risalita di aria calda inizialmente verso il Sud Italia e la penisola balcanica. Questa è una previsione che possiamo ritenere affidabile e, proprio in virtù di ciò, abbiamo sciolto la prognosi. Il pizzico di prudenza nei dettagli alla mesoscala, invece, aleggia attorno al minimo principale di pressione al suolo che per sabato 3 ottobre è previsto collocarsi sulla Francia: come è possibile notare in figura, quella stretta rete di isobare concentriche che va a formare questa circolazione depressionaria presenta ancora incertezze (area in arancione) a segnalare probabilmente una possibile variazione del valore del minimo barico – tant’è che alcuni scenari approfondiscono il centro di bassa pressione fino a 985 hPa – e/o una possibile variazione della posizione del minimo barico stesso: essendo infatti il centro ciclonico di limitate dimensioni e quindi difficile da inquadrare da parte della modellistica, si tratta di un’eventualità che non possiamo escludere a priori.
Andrea Corigliano, fisico dell'atmosfera