Ben ritrovati a tutti e ancora un caro augurio di buon anno. Ci siamo lasciati nell’ultimo intervento del 29 dicembre accennando ad una possibile nuova irruzione di aria fredda intorno al 5-6 gennaio e invitando alla cautela per alcuni scenari estremi, in termini di freddo e fenomenologia associata, che erano stati calcolati da alcuni modelli e che sembravano stonare con l’evoluzione delineata invece dal sistema probabilistico di ensemble. Gli aggiornamenti che si sono susseguiti negli ultimi due giorni hanno dato modo di apprezzare per esempio il totale disaccordo tra i due principali modelli di circolazione globale – quello americano (GFS) e quello europeo (ECMWF) – che hanno proposto soluzioni anche molto diverse tra di loro, a testimonianza del fatto che lo scenario più probabile per l’Epifania doveva essere ancora inquadrato e definito con ragionevole affidabilità.
Ancora oggi, a una distanza temporale dall’evento che oscilla tra i 4 e i 5 giorni, sussistono delle incertezze localizzate sulla forma della configurazione, ma è indubbio che le discrepanze esistenti fino a ieri si sono già sensibilmente attenuate in quanto i continui ricalcoli sullo stato futuro del tempo, da parte modellistica numerica, stanno proponendo soluzioni che iniziano a convergere tra di loro e quindi a conferire maggiore affidabilità alla previsione. Tra l’altro, le incertezze di cui parliamo riguardano proprio l’area italica. Nella figura a sinistra viene indicato il disegno sinottico sulla superficie isobarica di 500 hPa a circa 5500 metri, atteso per la sera del 5 gennaio. Dalla forma di quelle linee bianche – che in gergo tecnico si chiamano isoipse e delineano i binari lungo i quali scorre il flusso seguendo il moto indicato dalle frecce – si intuisce che il settore europeo sud-occidentale verrà molto probabilmente interessato da una nuova pulsazione dell’anticiclone delle Azzorre, in espansione quanto basta verso l’Europa centrale da determinare a est, sul settore balcanico e del Mar Nero, la discesa di una saccatura alimentata da aria fredda. Grazie a quel colore rosso acceso che fa da sfondo, si può altresì notare che sussistono ancora dei dubbi sulla forma della saccatura relativamente al suo bordo occidentale, cioè quello che potrebbe coinvolgere in modo particolare le nostre regioni meridionali.