Guardando la linea di tendenza fino a una settimana, da alcune soluzioni calcolate dai modelli numerici si intravede la possibilità che le nostre regioni possano essere interessate da una nuova irruzione di aria fredda intorno al 5-6 gennaio. La distanza temporale dal possibile evento, però, ci invita alla prudenza e alla stessa prudenza ci invitano anche i modelli stessi perché lasciano intendere che ci sono ancora degli aggiustamenti da fare, tra l’altro non trascurabili, circa i contorni e le caratteristiche della configurazione barica che potrebbe prendere forma proprio a ridosso dell’Epifania.
Grazie aggiornamento delle ore 00Z di oggi, domenica 29 dicembre, è possibile rendersi conto della differenza tra lo scenario proposto da una singola previsione e il segnale dominante che emerge invece dal sistema probabilistico di ensemble e che tiene conto di tutte le previsioni calcolate. Se dovessimo scrivere oggi sul tempo del 5-6 gennaio prendendo per esempio lo scenario indicato dalla previsione deterministica operazionale (figura a sinistra), diremmo che l’impostazione di un forte gradiente barico stimabile in 20 hPa tra le Alpi e la Calabria imprimerebbe alla massa d’aria fredda presente sui Balcani una notevole spinta verso la nostra penisola. Questa spinta sarebbe evidenziata anche in quota dall’ingresso sul Centro Italia dell’isoipsa di 5520 metri di altezza di geopotenziale qui indicata con la linea nera in grassetto, indicante il confine tra i colori caldi (giallo) e quelli freddi (verde).
Si tratta di una previsione probabile? No, al momento è solo uno scenario possibile. Perché se invece di considerare solo questa previsione andassimo a considerare tutte le previsioni calcolate dal sistema probabilistico e ne visualizzassimo la media (figura a destra), noteremmo che la configurazione nel complesso sarebbe rispettata in quanto l’impianto sinottico mostrerebbe comunque un campo di alta pressione con massimi a nord delle Alpi che degrada verso il Mare Ionio, ma in questo caso la forza imposta del gradiente barico sarebbe la metà in quanto la differenza di pressione che attraversa la nostra penisola lungo i meridiani è di circa 10 hPa: ecco allora perché, in questo caso, l’isoipsa di 5520 metri si manterrebbe a debita distanza dalla nostra penisola. Da questa impostazione si intuisce allora che, in media, l’afflusso da est dell’aria fredda sarebbe meno intenso rispetto a quello delineato dallo scenario deterministico.