In figura è riportata la distribuzione del campo termico sulla quota isobarica di 850 hPa (cioè a quote comprese grosso modo tra 1200 e 1400 metri) relativo al pomeriggio di oggi, martedì 3 dicembre. Possiamo osservare come tutta l’Europa centro-orientale sia interessata da una vasta irruzione di aria fredda che sta apportando le prime condizioni prettamente invernali su questi settori del nostro continente, dove si registrano al suolo temperature dai valori anche negativi. Con la linea blu in grassetto è indicata la posizione dell’isoterma di 0 °C per tracciare una sorta di perimetro che passa anche per il Nord Italia, appena sfiorato dal passaggio di una parte della massa d’aria artica diretta verso la penisola balcanica.
Questa figura non è utile solo per osservare la situazione in atto ma anche per aiutarci a comprendere i motivi per cui, quando la modellistica numerica propone scenari che contemplano l’arrivo di aria fredda sul Mediterraneo con molti giorni di anticipo, è bene essere molto prudenti nella valutazione dello scenario ed evitare di lasciarsi andare a facili entusiasmi.In fin dei conti, l’arrivo di un’irruzione fredda fino alle nostre latitudini è strettamente dipendente da una perfetta concatenazione a scala continentale di più figure bariche – di alta e di bassa pressione – che come se fossero delle pedine devono essere sapientemente disposte dalla dinamica atmosferica per fare... scacco matto! Cosa notiamo, per esempio, in questa immagine?
Che i campi di alta pressione sull’Europa centro-occidentale e di bassa pressione sull’entroterra nord-africano non presentano una disposizione favorevole ad una maggiore intrusione di aria fredda verso il Mediterraneo, come invece sarebbe potuto accadere se per esempio la figura anticiclonica avesse disposto il proprio asse verso nord-est e non verso sud-est. Potrà magari sembrare un particolare quasi insignificante ai fini delle conseguenze generali sullo stato del tempo della zona interessata dal campo anticiclonico, ma invece riveste un’importanza non trascurabile nel pilotare il flusso della massa d’aria fredda.
Più quest'ultima deve muoversi verso le basse latitudini, più aumenta il numero di “anelli barici” che devono entrare in gioco per formare il canale attraverso il quale si muova l’irruzione. E più aumenta il numero di “anelli” coinvolti, più aumenta la probabilità che magari questi anelli siano "difettosi" e che quindi non si incastrino alla perfezione: così, per un nulla apparente, l’irruzione ci sfiora. Diversa è la questione per le latitudini settentrionali, dove invece basta il passaggio di una depressione artica per muovere l’aria gelida verso sud e interessare questi settori.