Dal vedere il nostro Mediterraneo alle prese con campi anticiclonici invadenti che non lasciavano scampo all’ingresso di perturbazioni atlantiche perché costrette a scorrere verso le alte latitudini, stiamo ora passando gradualmente a sperimentare una situazione opposta.
Con il cambio di circolazione che è andato impostandosi all’incirca una settimana fa, ora sembra che la dinamica atmosferica prediliga proprio le nostre latitudini come via di fuga per permettere ai sistemi nuvolosi e al loro carico di precipitazioni di muoversi da ovest verso est.
In altre parole, possiamo affermare che l’Italia è diventata un’area depressa, vale a dire una zona in cui il campo di pressione a tutte le quote risulta mediamente più basso rispetto alle aree circostanti e quindi, funzionando come una buca, è come se incentivasse le perturbazioni a caderci dentro come se fossero biglie.
Una situazione del genere è destinata a durare nel tempo perché viene ripetutamente mantenuta in vita dalla successione degli stessi sistemi perturbati che percorrono la strada mediterranea per muoversi da ovest verso est.
Ogni perturbazione è infatti accompagnata da una ciclogenesi più o meno profonda, cioè da un centro di bassa pressione che accompagna il passaggio della struttura frontale e che in questo modo contribuisce a rafforzare il segnale depressionario.