Stampa
Scritto da Andrea Corigliano Sabato 19 Gennaio 2019 12:00

Prossima settimana dai connotati invernali: prime analisi dell'evoluzione

Fig. 1: Situazione media prevista per il 24 gennaioCon l’ingresso del primo impulso di aria fredda entrato sulle nostre regioni centro-settentrionali nella giornata di ieri, venerdì 18 gennaio, si apre per il Mediterraneo una fase meteorologica dalle caratteristiche invernali perché il nostro bacino diventerà la meta di diversi impulsi di aria fredda che a più riprese condizioneranno il tempo delle nostre latitudini. Nell’analisi che proponiamo oggi desideriamo inquadrare l’evoluzione prevista a metà della prossima settimana perché tra mercoledì e giovedì la nostra penisola potrebbe diventare sede di una circolazione ciclonica che porterebbe condizioni atmosferiche dai connotati invernali. Dal momento che a oggi stiamo parlando di un’evoluzione prevista tra 4-5 giorni, non possiamo ancora scendere nei dettagli spazio-temporali del passaggio perturbato (cioè non possiamo definire la previsione area per area e nemmeno la tempistica dei fenomeni), ma possiamo invece discutere ciò che potrebbe accadere facendo delle valutazioni generali in base ai prodotti forniti dalla modellistica numerica: è bene infatti ricordare che proprio quei cervelloni che simulano il comportamento dell’atmosfera danno al meteorologo preziose informazioni su quanto sia attendibile l’evoluzione quando vogliamo spingerci un po’ in là con il tempo. Per questo motivo, lo strumento utile in questo caso è la “previsione media di ensemble”, cioè una previsione calcolata come media di 50 previsioni (nel caso del modello europeo, ECMWF) per tener conto di tutti gli scenari possibili: vediamo allora, tenendo presente questa previsione media e la sua incertezza, che cosa possiamo dire (e ancora non dire) a proposito del cambiamento che avremo probabilmente tra mercoledì 23 e giovedì 24 gennaio. Nella prima figura è riportato il campo medio dell’altezza di geopotenziale a 500 hPa previsto per la notte tra questi due giorni.

Questa previsione mostra l’ingresso sull’Italia di una profonda saccatura che collocherà probabilmente sui mari occidentali dell’Italia un minimo (di altezza di geopotenziale) quantificabile grosso modo tra i 5240 e i 5280 metri: ciò significa che la superficie isobarica di 500 hPa, che troviamo di solito a 5500 metri di quota in atmosfera standard per le nostre latitudini, in questo caso si troverà tra i 200 e i 300 metri più in basso. La colonna troposferica sulla verticale della nostra penisola tra mercoledì e giovedì sarà quindi più ridotta rispetto all’altezza che dovrebbe avere tanto che, proprio per questo motivo, dal punto di vista tecnico si dice che una situazione del genere è associata a una marcata anomalia di tropopausa. Infatti, riducendosi la dimensione verticale della troposfera, si abbassa anche la quota della tropopausa, cioè di quello strato atmosferico che separa la troposfera dalla stratosfera. Dal punto di vista pratico, questo aspetto avrà un certo impatto visivo perché i più attenti, tra mercoledì e giovedì, potranno vedere una nuvolosità collocata ad altezze inferiori rispetto a quelle a cui siamo abituati, proprio perché la troposfera si sarà un po’ ridotta. La forma della saccatura in ingresso, però, è ancora contrassegnata da incertezze non trascurabili lungo il suo ramo discendente (area in giallo/arancio), a dimostrazione del fatto che nei prossimi aggiornamenti potrebbero esserci ancora delle correzioni.


Indipendentemente da questi dettagli, è però già evidente come la natura della massa d’aria in arrivo non sia affatto gelida. Fredda sì, ma non gelida. Perché, per quanto il complesso sistema perturbato venga dal lontano Canada (è da qui che domani, domenica 20 gennaio, si staccherà la circolazione depressionaria) e quindi sia associato ad aria davvero molto fredda in partenza, dobbiamo tenere conto che nel suo cammino verso l’Europa la massa d’aria transiterà sull’Oceano Atlantico da cui riceverà calore dal basso: se quindi da un lato essa si riscalderà nei bassi strati, dall’altro questo calore contribuirà a rendere instabile l’atmosfera. La massa d’aria giungerà sul Mediterraneo centro-occidentale avendo temperature a 850 hPa comprese in genere tra -5 °C e 0 °C, per cui non possiamo certamente parlare di gelo che invece resterà confinato a latitudini più settentrionali, oltre l’isoterma di -10 °C a 850 hPa (figura 2, a sinistra). Il campo termico che ci interesserà sarà quindi tipico di una situazione invernale senza particolari eccessi. È ovvio però che, se simili temperature sono associate ad altezze di geopotenziali inferiori alla media e ad una circolazione ciclonica ben strutturata capace di accompagnare e di formare nubi, le precipitazioni associate potranno essere nevose a quote basse, spesso oscillanti tra la collina e la pianura specie al Centro-Nord, perché è su queste regioni che la previsione della temperatura indica valori più bassi. Ma non è possibile, ad oggi, dare informazioni attendibili sull’organizzazione spazio-temporale delle precipitazioni piovose e nevose perché sussistono ancora incertezze non trascurabili su dove andrà a posizionarsi il minimo al suolo (figura 2, a destra). Dalla previsione media di ensemble si intuisce che ci sarà un minimo ad ovest dell’Italia (il valore di 990 hPa sulla Sardegna è solo un valore indicativo), ma la stessa previsione ci informa tramite le aree colorate in giallo/arancio presenti soprattutto sul Centro-Nord che è ancora presente un’incertezza non trascurabile sulla posizione della depressione e sul valore barico del minimo. Ed è proprio per questo motivo che non è possibile ancora fornire indicazioni scientificamente robuste per esempio su dove nevicherà o pioverà, né tantomeno sugli accumuli. Bisogna avere la pazienza di aspettare perché, se si vuole trattare la meteorologia come scienza, questa è la prassi da seguire. Prossimo aggiornamento, lunedì.

Fig. 2: temperatura a 850 hPa e pressione al livello del mare (valori medi di ensemble)previsti per il 24 gennaio