Stampa

Le eccezionali grandinate del 18 Giugno 1997

Dopo i danni dovuti alla persistente siccità e quelli causati dalle gelate tardive dell'Aprile precedente, le violente perturbazioni di Giugno sono tornate a colpire l’agricoltura emiliano-romagnola. Vanno in particolare segnalate le grandinate del 18 Giugno che hanno investito diverse zone da Parma a Ferrara con chicchi di dimensioni eccezionali paragonabili a quelle di una palla da tennis.

Mappa radar del 18.6.1997 ore 13.45 GMTPer l’agricoltura ferrarese l’annata 1997 sarà certamente ricordata come una delle più nefaste; dopo i sessanta giorni senza una goccia d’acqua o quasi, nel delicato periodo delle semine, il gelo disastroso di Aprile, con le colture arboree già in avanzata fase di allegagione, ci mancavano solo trombe d’aria e grandine grossa come uova di gallina per completare l’opera distruttiva tre giorni prima dell’arrivo dell’estate.

Anche se le avversità atmosferiche a più riprese hanno colpito vaste aree del territorio regionale, e in quest’ultima circostanza intense grandinate si sono abbattute anche sul territorio di Parma, non c’è dubbio tuttavia che in questa prima parte dell’anno ci sia stata da parte del cielo una predilezione quasi persecutoria per il territorio ferrarese.

Il 50% dell’intera produzione agricola è andato irrimediabilmente perduto e ai 700-800 miliardi di danni prodotti dal gelo primaverile si devono aggiungere 260 miliardi almeno per i danni prodotti dalla grandine di Giugno.

Quello ferrarese è sicuramente un territorio prediletto dalla grandine, ma dalla grandine, sia ben chiaro, non già dalle uova di gallina o dalle palle da tennis.

Le immagini che compaiono nelle figure qui riprodotte sono inequivocabilmente esplicite sotto questo aspetto; sembrano però appartenere più alle pianure del Colorado che non alla periferia di Ferrara.


È chiaro che affinché la grandine possa raggiungere dimensioni di quel tipo c’è bisogno che le celle temporalesche (cumulonembi) si sviluppino enormemente nel piano verticale, fino ad entrare abbondantemente nella Stratosfera che, in genere, non è la sede più consona per i fenomeni meteorologici.

Si tratta delle cosiddette Supercelle, all'interno delle quali le correnti verticali ascensionali possono raggiungere velocità elevatissime (superiori anche a 30 m/sec) e sostenere grandine in formazione fino a dimensioni enormi, prima che la forza di gravità abbia il sopravvento e la faccia precipitare al suolo.Le Supercelle però fortunatamente non sono molto frequenti alla nostra latitudine e richiedono per la loro formazione un grado di instabilità atmosferica molto elevato.

Quello che fra le ore 15 e le ore 16 del 18 Giugno è avvenuto in una vasta area compresa fra Porporana (a Nord di Bondeno) e Copparo, lungo l’asse del Po, ha sicuramente avuto molto a che vedere con le caratteristiche tipiche delle Supercelle temporalesche.La particolare violenza che si è sprigionata in quella zona, rispetto a molte altre parti del territorio provinciale, che pure hanno subito gravi danni alle colture (Tresigallo, Lagosanto, Comacchio compresa l’area costiera e Argenta), fa ritenere possibile un cospicuo contributo aggiuntivo localmente fornito alla perturbazione, sotto forma di calore e di umidità presente al suolo in un’area prossima al Po, dalle correnti ascensionali che accompagnavano i corpi nuvolosi in transito.

È stata cioè localmente fornita alla possente macchina temporalesca quell'energia ulteriore che, in un contesto atmosferico già altamente instabile, ha permesso di generare insieme a violente trombe d’aria anche quelle masse di ghiaccio veramente impressionanti. Quello che è avvenuto in particolare nel territorio di Copparo (uno dei più disastrati) ne è la drammatica testimonianza: un grande complesso industriale gravemente danneggiato e decine di autovetture parcheggiate nel piazzale antistante completamente distrutte, mentre nei campi le coltivazioni sono state letteralmente rase al suolo.

Ma, dopo la cronaca, qualche breve considerazione di carattere tecnico può essere formulata con l’ausilio delle figure che propongono a fianco della situazione meteorologica generale presente sull'Italia del Nord anche lo stato termodinamico dell’atmosfera presente sulla regione qualche ora prima del disastroso evento.

Mentre la figura in basso a sinistra indica con chiarezza come nelle ore 12 TMG del giorno 18 Giugno
un minimo barico, esteso sul bacino adriatico, fosse in una fase di approfondimento ulteriore nelle ore successive, con isolamento di un nucleo chiuso sull'Emilia-Romagna, la figura a destra fornisce informazioni più puntuali sull'effettivo stato termodinamico dell’atmosfera che, alla stessa ora, già presentava instabilità verticale molto intensa sul territorio regionale (elevata energia di instabilità disponibile per sollevamenti forzati).



Anche gli indici operativi di impiego previsionale confermano un’elevata predisposizione generale dell’atmosfera ad intensa attività temporalesca (indice di Whiting K = 30, indice di umidità U = 54) e alla formazione di vortici atmosferici (indice SWEAT SW = 259), con elevata possibilità quindi di caduta di grandine sul nostro territorio.Questo due ore prima del violento nubifragio avvenuto nel ferrarese quando, in un contesto atmosferico già molto favorevole alla formazione di celle temporalesche, l’atmosfera non disponeva ancora di tutta quell'energia che comunque avrebbe acquistato solo per un breve intervallo di tempo in un’area relativamente ristretta e prossima all’asta del Po, qualche ora dopo.

Solo con l’ausilio di immagini RADAR è possibile rilevare la formazione di fenomeni atmosferici di quel tipo che, per la loro elevatissima disponibilità di energia, vanno necessariamente ad assumere una notevole localizzazione spazio-temporale. Ne consegue che una previsione di eventi del genere, da effettuarsi con il necessario anticipo e dettaglio, sia dunque estremamente improbabile e non possa comunque andare oltre allertamenti generali su settori territoriali di una certa dimensione.

Nella figura in alto: mappa radar del 18.6.1997 ore 13.45 GMT - La mappa evidenzia la presenza di due celle temporalesche molto intense che hanno prodotto delle grandinate estese sul territorio regionale, con particolare intensità nelle aree colorate in rosso.

Mesoanalisi dal modello ECMWF

Radiosondaggio S. Pietro Capofiume SMR Emilia-Romagna giorno 18.6.1997 ore 12 TMG

Mesoanalisi dal modello ECMWF
18 Giugno 1997, ore 12:00 TMG
Radiosondaggio S. Pietro Capofiume
SMR Emilia-Romagna giorno 18.6.1997
ore 12:00.
INDICI METEOROLOGICI:
U = 54 INDICE UMIDITA’ RELATIVA
(PREVISIONE TEMPORALI)
K = 30 INDICE WHITING
(PREVISIONE TEMPORALI)
SW = 259 INDICE SWEAT
(PREVISIONE TROMBA D’ARIA)



L'indice SWEAT è implementato con il nostro modello matematico insieme ad altri indici termodinamici.
Qui invece potete accedere al nostro archivio storico di mappe meteo.

Tratto da un articolo di Gianfranco Simonini, AER, Giugno ‘97