Durante la scorsa settimana (ultima del mese di Maggio 2019, ndr) astrofili di tutto il mondo hanno visto alcune attività insolite attorno alla tempesta più grande e più lunga del sistema solare, conosciuta come la Grande Macchia Rossa (GRS). Le vorticose nuvole rosse che hanno imperversato sul pianeta gigante per secoli sono state individuate formando "eliche" lungo i bordi della tempesta, con forme simili a delle "pale" che si allontanano e alla fine si dissolvono.
Nella foto, la sonda spaziale Juno della NASA, attualmente in orbita attorno a Giove, ha catturato la Grande Macchia Rossa il 28 febbraio 2019. Al margine sinistro della tempesta, una regione vecchia di 400 anni viene vista mescolarsi con la nube di gas circostante (NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS/Björn Jónsson).
"Questo è un territorio molto inesplorato", ha detto Glenn Orton, scienziato senior del Jet Propulsion Laboratory della NASA che studia Giove. "Non l'abbiamo mai visto prima." La Grande Macchia Rossa è enorme - circa 13000 chilometri di diametro - ed è lì da almeno 400 anni. Ma decenni fa poteva contenere tre Terre al suo interno. Ora, ha la dimensione di una sola Terra. L'artista e astronomo Étienne Trouvelot disegnò Giove e la Grande Macchia Rossa nel 1880. La tempesta era chiaramente molto più grande di quanto non lo sia oggi. Orton ha infatti dichiarato che i primi disegni e le immagini di Giove, risalenti al 1870, mostravano una tempesta che assomigliava più a una "grande salsiccia rossa".
Dalle immagini agli infrarossi Giove rivela la striscia a spirale della Grande Macchia Rossa che si sta estendendo ("fuoriuscendo") dalla tempesta. Ciò che è inusuale, ha detto Orton, è che questa "linea visibilmente oscura" sta interessando il pianeta per la prima volta. Lo spazio tra quella banda e l'ovale - o il corpo principale - della tempesta potrebbe consentire ad altri vortici di entrare, il che a loro volta "intrappolano" alcune delle nuvole del GRS.